"Teatro, bolletta da 340mila euro Spegnere le luci mi fa stare male"

Fortissimi i costi che il Comunale deve sostenere per elettricità e gas, a mezzanotte struttura al buio. Corvino, direttore artistico dell’Abbado: "Il pubblico ci sostenga, l’unico luogo dove si può ancora sognare"

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di Mario Bovenzi

Personaggi ed interpreti in ordine d’apparizione. Il Covid con le sue limitazioni; la guerra in Ucraina con i profughi in fuga dalle bombe; le bollette così care. E’ la commedia di una bistrattata umanità quella che si sta girando sui palcoscenici del mondo e che rischia di far abbassare il sipario sui nostri teatri. "L’uomo è la bestia più feroce che esiste", sferzanti le parole di Marcello Corvino, direttore artistico del Comunale. Oggi, allo scoccare della mezzanotte, l’Abbado spegnerà le luci e resterà al buio tutte le sere. Una decisione sofferta, una scelta obbligata sotto il peso dell’energia che rischia di spegnere le stelle, quelle della ribalta. I numeri della stangata sul teatro sono impressionanti, da una spesa per luce e gas di 180mila euro si è saltati ad una mazzata che supera i 300mila euro, per l’esattezza 340mila. Si tratta di una scelta sostenuta dalla direzione e dal consiglio di amministrazione della Fondazione del Teatro Abbado. Rimarranno accese le luci della rotonda Foschini e quelle del porticato di ingresso al teatro. Le facciate dell’edificio, già da anni illuminate con i led, dopo le 24 verranno inghiottite dalla notte.

Allora, si spengono le luci dell’ultimo avamposto della cultura

"Sì, spegniamo. Vogliamo e dobbiamo dare un segnale forte. Siamo davanti ad una crisi globale ma non mi era mai capitato in tutta la mia vita di trovarmi a prendere una decisione del genere, mai. Il teatro che si spegne, ho l’impressione di aver fatto un salto nel passato, agli inizi del Novecento. Una decisione obbligata che mi fa stare male"

L’umanità dimenticata, il suo è un atto d’accusa pesante

"La guerra è la cosa più idiota che possa esistere. Stiamo rivivendo un incubo, i racconti dei nostri nonni che diventano realtà"

E’ così salato il conto per la cultura?

"Salatissimo, del resto lo dicono le cifre. Un esempio, nel confronto mese su mese per la luce siamo passati da 6mila a 14mila euro. Il salto complessivo fino a questo momento ha superato i 340mila euro. Uno dei nostri obiettivi è anche quello di riconoscere il diritto al lavoro, di riuscire ad assumere chi lavora magari con contratti a termine dietro le quinte. Ma così no, così siamo costretti a fermarci. Il diritto al lavoro, articolo uno della nostra costituzione, paga il prezzo di questa esplosione dei costi"

Chi coprirà queste spese. Qualcuno vi sta aiutando?

"Con il Covid siamo stati i primi a essere colpiti, i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire. Ho quella data impressa nella memoria, il 23 febbraio. Gli aiuti? Ebbene gli aiuti ai musicisti si aggiravano sui 600 euro al mese"

Briciole. E adesso?

"Di certo non ci arrendiamo, dobbiamo rimboccarci le maniche e fare di necessità virtù"

La stagione è a rischio?

"Assolutamente no, andiamo avanti. Del resto la campagna abbonamenti sta andando veramente bene"

Il pubblico è fedele?

"Al nostro pubblico ci appelliamo, speriamo che la gente nonostante la batosta in bolletta continui a venire a teatro. Se riusciamo a tenere botta – credo che davanti a noi ci sia ancora un anno di sofferenze –, sono sicuro che i costi scenderanno. Finalmente impareremo ad usare le fonti alternative"

La gente ha meno soldi in tasca, lei è convinto che comunque varcheranno le porte dell’Abbado?

"Sì, perché in un mondo così orrendo alla fine cosa resta? Il teatro, unico luogo dove si può ancora sognare".