Trafisse l’amico con una freccia . Incapace di intendere, prosciolto

Il giudice lo ha però ritenuto socialmente pericoloso e ha applicato la libertà vigilata per cinque anni

Trafisse l’amico con una freccia . Incapace di intendere, prosciolto

Ieri, a un anno e mezzo dai fatti, il tribunale a chiuso la vicenda ritenendo l’imputato incapace di intendere e volere

Giacomo Bovolenta deve essere prosciolto per quella freccia di balestra conficcata nel collo di un amico. Tuttavia, allo stesso tempo, è da ritenersi pericoloso. È la conclusione a cui è arrivato ieri pomeriggio il gup Danilo Russo al termine del processo in rito abbreviato a carico del 28enne di Bosco Mesola. Alla luce della perizia psichiatrica discussa nella scorsa udienza, che appunto certificava il vizio di mente a causa dell’abuso di alcol e stupefacenti, il giudice ha prosciolto l’imputato, applicandogli però la misura di sicurezza della libertà vigilata per cinque anni. Una scelta quest’ultima dettata dal fatto che il 28enne (assistito dagli avvocati Alessandra Palma e Pasquale Longobucco) è stato ritenuto socialmente pericoloso.

I fatti. Il dramma che ha visto protagonisti due amici di vecchia data si è consumato nel marzo del 2023 in via Sacche, a Bosco Mesola. La vittima era a casa di Bovolenta quando tra i due è scoppiata una lite. Il bisticcio, come spesso accade in questi casi, scoppia per motivi banali.

Al culmine della discussione, l’ospite gira i tacchi e fa per lasciare la villetta. In quel frangente, però, il padrone di casa impugna la balestra e scocca un dardo, che raggiunge l’amico al collo.

L’aggressione prosegue poi in strada, dove il 28enne colpisce ancora la vittima, sferrandogli due colpi con un machete e ferendola alla schiena e alla spalla. Il malcapitato chiama aiuto e viene soccorso da alcuni passanti, che danno l’allarme ai carabinieri e al 118. Dopo i primi soccorsi sul posto, il ragazzo viene trasportato all’ospedale di Cona.

Le ferite riportate sono gravi, ma se la cava con una prognosi di trenta giorni. I militari trovano Bovolenta nella sua abitazione e lo arrestano immediatamente. Ieri, a un anno e mezzo dai fatti, il tribunale a chiuso la vicendo ritenendo l’imputato, seppur pericoloso, incapace di intendere e volere e quindi non condannabile per quel fatto di sangue.

Federico Malavasi