Tragedia al mare, giovane annegò ai lidi, il pm chiede il processo: nel mirino i soccorritori

Gli imputati sono sette, tra bagnini e militari della capitaneria di porto. Sotto la lente la mancata segnalazione di una buca pericolosa, le presunte negligenze durante il salvataggio e le lesioni sul corpo

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Tragedia al mare Giovane annegò ai lidi, il pm chiede il processo Nel mirino i soccorritori

Ferrara, 21 marzo 2023 – Una buca non adeguatamente segnalata, carenze nella comunicazione dei soccorsi, negligenze nelle procedure di salvataggio e alcune ferite probabilmente provocate dalle eliche di un natante. Una serie di concause che, secondo la ricostruzione della procura, avrebbero contribuito a causare la morte di Mirko Balzanelli, il 36enne veronese annegato al Lido degli Estensi il 20 agosto del 2020. Sulla tragedia era stata aperta un’inchiesta per omicidio colposo, fascicolo che ora si appresta ad approdare davanti al giudice dell’udienza prelimare. Il pubblico ministero Andrea Maggioni ha infatti recentemente formalizzato la richiesta di rinvio per sette imputati. Si tratta di due militari della Capitaneria di porto e di cinque operatori del servizio di salvamento attivo sulla costa nei mesi estivi. Il caso arriverà in aula il 2 maggio.

I fatti. La tragedia di Mirko Balzanelli si è consumata in un giovedì di sole di tre anni fa. Il 36enne aveva raggiunto il Lido degli Estensi per trascorrere una giornata di relax al mare. Intorno alle 16.30 era entrato in acqua per cercare un po’ di refrigerio dalla calura agostana. Mentre passeggiava nell’acqua del tratto di mare tra i bagni Oro e Italia, Balzanelli è incappato in una buca. Sentendosi mancare l’appoggio sotto i piedi, ha iniziato ad annaspare. In quei terribili momenti ha tentato con tutte le forze di raggiungere la riva o quantomeno un punto in cui toccava, ma senza successo. Nel giro di pochi istanti, è stato inghiottito dal mare. I bagnini, vedendolo annaspare da riva, erano subito scesi in acqua. Quando sono stati a una ventina di metri da lui lo hanno però visto sparire tra i flutti. Sono così iniziate le ricerche, condotte con l’ausilio della capitaneria di porto e dei vigili del fuoco. Il corpo del bagnante fu ritrovato solo diverse ore dopo, intorno alle 20, ormai senza vita. La salma non fu immediatamente identificata. I soccorritori riuscirono a dargli un nome soltanto in seguito, quando furono rinvenuti i suoi oggetti personali e i documenti in uno zainetto lasciato sotto un ombrellone di un bagno vicino alla zona in cui l’uomo ha perso la vita.

Le indagini. A seguito della tragedia, la procura aprì un fascicolo. Inizialmente gli indagati erano undici, ma per quattro di essi è stata chiesta l’archiviazione. In vista dell’udienza preliminare rimangono dunque sette imputati, accusati di omicidio colposo. Le contestazioni sono diversificate posizione per posizione. Per quanto riguarda gli operatori del salvamento, il pubblico ministero distingue tra i responsabili a vario titolo del servizio e i bagnini che sono effettivamente scesi in acqua quel giorno. Per quanto riguarda i primi (tre in totale tra responsabile organizzativo, facente funzione ai lidi e responsabile della zona di Lido degli Estensi) si ipotizzano diverse condotte. Innanzitutto, secondo l’impianto accusatorio, non avrebbero comunicato alle autorità competenti gli interventi di soccorso e gli incidenti verificatisi nella zona di loro competenza nei giorni precedenti alla morte del 36enne. Non avrebbero inoltre supervisionato in prima persona le attività di soccorso, non essendo presenti fisicamente sul luogo dell’annegamento. Infine, pur essendo al corrente della presenza di quella buca nelle acque davanti ai bagni Oro e Italia, non l’avrebbero adeguatamente segnalata con boe o cartelli di pericolo. Segnalazioni che sarebbero poi state posizionate soltanto il 22 agosto, cioè due giorni dopo la morte del 36enne.

Ai due bagnini scesi in mare viene invece contestato di non aver attuato tutte le procedure di salvamento necessarie al caso specifico (l’acqua era particolarmente torbida), come ad esempio tuffarsi dal moscone con un salvagente. I militari della Capitaneria vengono infine chiamati in causa in relazione ad alcune ferite (sedici in tutto) riscontrate sul corpo di Balzanelli, lesioni che avrebbe subito mentre era ancora vivo. Secondo la procura, a causarle sarebbero state le eliche dei mezzi da loro utilizzati durante le ricerche, i cui motori non erano stati spenti. Genitori e fratelli del 36enne sono assistiti dall’avvocato Eddy Ferrari. Nessun commento per ora dal legale, il quale a breve incontrerà la famiglia per valutare le prossime mosse in vista dell’udienza di maggio.