Un network europeo su Roma antica: "È un modello per l’Italia di oggi"

Il docente Livio Zerbini presenta il suo ultimo libro e l’iniziativa che sta raccogliendo adesioni internazionali

Un network europeo su Roma antica: "È un modello per l’Italia di oggi"

Un network europeo su Roma antica: "È un modello per l’Italia di oggi"

Ci sono, ormai, due atteggiamenti distinti nei confronti della Storia romana: c’è chi la banalizza, piegandone il senso ai fini di una bassa propaganda, e c’è chi la studia, ritenendola un esempio utile al presente. Si muovono su questi binari le spiegazioni del docente di storia romana dell’Università degli Studi di Ferrara, Livio Zerbini. Spiegazioni in parte contenute nel suo ultimo libro, uscito lo scorso novembre – ‘La forza di Roma Antica. Un modello per l’Italia di oggi’ (Rubbettino, 2023) –, che fanno capo a un’idea: affrontare il presente sull’insegnamento del passato. Una convinzione che sta anche alla base dell’iniziativa di Zerbini di fondare Enstarh (acronimo di European Network for the Study and Teaching of Ancient Roman History), un nuovo network europeo nato in seno al Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Prevenzione dell’Università di Ferrara, con il patrocinio dell’Istituto Italiano per la Storia Antica e dalla Commissione Europea: verrà presentato giovedì 28 e venerdì 29 marzo, a partire dalle ore 10, nell’aula magna ‘Drigo’ di via Paradiso 12 (venerdì ci si sposta nell’auditorium Santa Lucia in via L. Ariosto 33).

Zerbini, perché creare un network europeo su Roma?

"Intanto, per valorizzare il patrimonio culturale italiano legato a Roma. Nel mio libro ho fatto un calcolo dei paesi su cui i romani hanno dominato: 51 paesi. Era un impero capillare. E poi la civiltà romana è stata di fondamento per l’Unione Europea. Al di là del diritto romano e della creazione di capitali come Parigi o Londra, i romani hanno determinato i destini economici di quella che sarebbe divenuta l’Europa".

In quanti hanno aderito al network?

"Per ora 30 università europee. Un numero significativo, a dimostrazione di come ci sia grande interesse in questa direzione. Il convegno del 28 e 29 marzo ha il patrocinio della Commissione Europea: parteciperanno anche alcuni rettori di università straniere. Inoltre, la rete verrà presentata a settembre a Bruxelles".

Da un punto di vista pratico, come si sviluppa il network? "In Italia siamo seduti sopra un tesoro e non ce ne rendiamo conto: l’auspicio del network è che nascano figure professionali utili a valorizzare il patrimonio culturale, dalla comunicazione all’ambito museale. Si potrebbe fare molto meglio di quello che si sta facendo: in Italia ci sono tanti laureati, tanti giovani creativi e ‘digital’ che potrebbero valorizzare il patrimonio. Senza parlare dei restauratori, che non vengono messi nella condizione di esprimere il proprio talento".

È interessante il sottotitolo: un modello per l’Italia di oggi. "Nel libro cerco i punti cardinali che hanno consentito a Roma di diventare un grande impero. Ne individuo quattro: inclusione, meritocrazia e dinamismo sociale, sviluppo tecnologico e quello delle comunicazioni. Un esempio di inclusione? Pensiamo a Traiano: l’imperatore, che ha portato l’impero alla massima espansione, era di origine spagnola. Nel libro mi chiedo: saremmo pronti ad accettare un presidente della repubblica di cittadinanza italiana ma originario della Romania?".

Roma può aiutare a costruire un modello diverso di Europa, magari più centrale?

"Per i romani non era importante la provenienza: contava sentirsi partecipi di un progetto, di una patria comune. L’Europa potrebbe essere la nostra patria comune. L’Impero Romano era un modello, tra molte virgolette, federalista: c’era Roma e c’erano le province. Credo che una delle soluzioni per l’Europa sia proprio questa: la creazione degli Stati Uniti d’Europa".