"Una vita da controllore delle chiuse Ogni mattina sulla riva del canale"

Damiano Zappaterra svolge fin da ragazzo questo antico mestiere per il consorzio Bonifica Ferrara. Apre le prese per consentire agli agricoltori d’irrigare. "I furti dell’oro blu? Fanno parte del passato"

Migration

di Mario Bovenzi

Una volta li chiamavano acquaioli come gli ambulanti che se ne vanno in giro per portare le bottiglie nella case. Per qualcuno sono i ’guardiani dell’acqua’. Per gli agricoltori invece, magari con un po’ meno poesia, sono semplicemente i ’badanti dei campi’. Damiano Zappaterra, 54 anni, si alza all’alba, sale sul suo scooter e percorre sentieri, strade sterrate e capezzagne lungo le quali gli agricoltori lo aspettano. Così da 35 anni, da quando per il consorzio Bonifica di Ferrara guidato da Stefano Calderoni, porta avanti l’antico mestiere di ’dare acqua’ alle campagne alzando paratie, chiudendo o aprendo le valvole. Ad ogni agricoltore secondo le sue colture, a tutti quando il sole picchia forte come avviene ormai da mesi. "Chiamatemi pure derivatore", dice svelando il termine tecnico con il quale si definisce questo lavoro che ogni giorno lo porta in contatto con la natura e con chi coltiva la terra.

In quanti siete?

"A Codigoro, dove lavoro io, siamo in quattro. Il nostro compito è quello di tenere i canali sempre ad un certo livello. Certo, quando la siccità ce lo consente"

Una sorta di appuntamento lungo le sponde, gli agricoltori aspettano il vostro arrivo ogni mattina. Voi dispensate il bene più prezioso, l’acqua

"Alle sette siamo già in campagna. Io preferisco girare in sella al mio motorino, è più comodo. A volte può capitare che fai qualche tratto di strada decente, con il fondo d’asfalto. Spesso sono strade sterrate, sentieri. Una volta ci si incontrava di persona, era quasi un rito. Adesso ti arriva il messaggino sul cellulare"

Cosa le scrivono?

"Mi serve acqua per i cocomeri, ho bisogno d’irrigare il granoturco, devo allagare le risaie"

E lei?

"Io apro le valvole, faccio uscire l’acqua dalle prese. Così possono irrigare. E devo dire la verità, fino a questo momento le campagne che seguo io hanno un bel colore verde. Le colture stanno crescendo bene, la soia è bella, il granoturco è alto. Ma è necessario per evitare sorprese che arrivi finalmente una belle pioggia. Altrimenti sarà un dramma, per tutti"

Le messe per far piovere, c’è stata anche una processione

"Ripeto, in questa zona le cose per ora stanno andando bene ma se nei prossimi giorni non viene a piovere allora saranno veramente dolori"

Le è mai capitato di sorprendere dei ladri d’acqua?

"Era un fenomeno più diffuso nel passato. Allora tagliavano anche i lucchetti delle derivazioni. C’è stato anche un periodo con i carabinieri sugli argini a caccia di chi rubava l’acqua. Adesso i tempi sono cambiati, da questo punto di vista in meglio"

Un canale quante prese può avere?

"Anche una ventina e si calcoli che ogni presa può dare acqua ad una decina di agricoltori. Una delle nostre abilità è quella di tenere il livello del canale costante, non deve essere troppo alto e nemmeno troppo basso"

Ogni mattina vi incontrate lungo un argine...

"Un rito, ho cresciuto tre generazioni. Dai nonni ai nipoti, li ho visti crescere. Sono nate anche grandi amicizie, gli agricoltori hanno un loro codice d’onore. Se vedono che ti comporti bene, ti rispettano. Molto. Mi chiamano per chiedere consigli, ci prendiamo a volte un caffé insieme"

Come ha iniziato?

"Per caso. In genere per questo ruolo si sceglie sempre una persona del paese, che conosca il territorio. Io avevo 19 anni quando l’acquaiolo si fece male ad un ginocchio, presi il suo posto. Ed eccomi qui, 35 anni dopo".