FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

"Vi svelo Mattei, Gardini e Olivetti. Titani che hanno disegnato l’Italia"

Cino Serrao e Marco Pugliese presentano ‘L’industria Italiana del XX e XXI secolo. Visionari e giganti’. L’evento si terrà oggi.

"Vi svelo Mattei, Gardini e Olivetti. Titani che hanno disegnato l’Italia"

"Vi svelo Mattei, Gardini e Olivetti. Titani che hanno disegnato l’Italia"

Non è solo un libro. È in qualche modo un viaggio a bordo di un vascello – l’impresa Italiana – che, nel secolo scorso, solcava da protagonista i mari del mercato. Un fil rouge che ha saputo coniugare talento, tradizione e innovazione. In tre parole? Made in Italy. Si chiama ‘L’industria Italiana del XX e XXI secolo. Visionari e giganti’ il volume scritto dal dirigente d’azienda di lungo corso, Cino Serrao e dal giornalista Marco Pugliese, che oggi pomeriggio – a partire dalle 18 – sarà presentato al palazzo Roverella, sede del Circolo dei Negozianti. Proprio Serrao, focalizza con il Carlino i tre pilastri sui quali si muove l’opera.

Serrao, ci sono tre nomi che vengono presi a esempio e modello per raccontare in qualche modo tutta la storia della nostra grande impresa del secolo scorso: Enrico Mattei, Adriano Olivetti e Raul Gardini. Perché?

"Sono stati, tutti e tre, dei grandi visionari, dei grandi capitani d’impresa. Mattei credeva fortemente nella componente di valore aggiunto che poteva essere dato dai dipendenti all’impresa. Creò le colonie, fece accordi innovativi con i paesi produttori di petrolio, lasciò in eredità forse una tra le aziende più strutturate tra le partecipate pubbliche – Eni – e, soprattutto, mise al centro del suo operato la valorizzazione dell’uomo. Un po’ come fece Olivetti che inventò, ben prima degli americani, il computer che venne copiato negli Usa".

Quando scrive di Gardini, ha una forma di trasporto. Lei lo conobbe personalmente?

"Sì, ho avuto questo privilegio perché lavorai per anni in Montedison. Tant’è che Ferrara è in qualche modo la mia seconda casa. Gardini è stato un unicum nella storia dell’imprenditoria. Un uomo capace di coniugare il senso dell’avventura – non solo imprenditoriale, pensiamo alle imprese con il Moro di Venezia – il senso della sfida con il genio messo al servizio dell’impresa".

Quale fu la sua intuizione più geniale?

"Sicuramente la plastica innovativa e i biocarburanti derivanti dalla raffinazione degli scarti dello zucchero, dalle barbabietole. Se non fosse stato osteggiato – sulla sua morte autoinflitta nutro diversi sospetti, così come sospette sono le morti di Olivetti e Mattei – avrebbe senz’altro posizionato il nostro Paese nella vetta dei player mondiali sulla Chimica. Ferrara è una realtà d’eccellenza e spero che lo Stato tenga alta la guardia per preservare il Polo".

Cosa resta, oggi, dello spirito di questi giganti dell’impresa?

"Purtroppo molto poco. Ed è per questo che abbiamo immaginato questo volume come un testimone da lasciare alle giovani generazioni. Il Made in Italy è un patrimonio inestimabile che i ragazzi devono conoscere, che va introdotto nei libri di scuola. Le storie di Olivetti, Mattei e Gardini (così come di tanti altri) dovrebbero essere patrimonio fruibile ai ragazzi".