Da Ferrara a New York: "La mia musica contro il bullismo"

La storia di Manuele Carli Ballola, nella Grande Mela col suo pianoforte: "Ho composto la colonna sonora di un corto sul tema"

Manuele Carli Ballola nel suo studio

Manuele Carli Ballola nel suo studio

Ferrara, 11 febbraio 2019 - A guardarsi indietro, nemmeno avrebbe iniziato con il pianoforte. Eppure da sei anni è a New York e fa il compositore di colonne sonore per film e videogiochi. È Manuele Carli Ballola, 34 anni originario di Ferrara, arrivato negli States grazie a un amore incondizionato per il suo lavoro, uno di quegli amori che porta a fare cose che, a guardarsi indietro, uno forse non avrebbe mai fatto, per paura o per preconcetto.

Come e quando è nata la passione per la musica?

“Il mio percorso con la musica è stato molto travagliato. Mi piaceva ascoltarla fin da piccolissimo –per addormentarmi mia nonna mi faceva sentire il Nabucco e la Carmen – ma non mi piaceva suonarla. A vent’anni ho conosciuto un’insegnante piena d’entusiasmo: perché, mi disse, non provi a fare il conservatorio?”.

Ci provò?

“Ero già anzianotto per iniziare, ma provai. Al Conservatorio di Ferrara arrivai primo su 42 iscritti. All’esame di accesso mi chiesero: ‘Cosa sei disposto a fare per la musica?’ Risposi: ‘Tutto, è la mia vita’. Da lì iniziò la mia avventura. Ero però uno spirito libero, il mio insegnante Andrea Passigli mi disse: ‘Devi solo buttarti, tirare fuori le tue capacità. Puoi fare strada, se vai negli Stati Uniti”.

Aveva mai pensato agli States?

“Eccome, al tempo facevo mille lavori, ma non ero felice. Incontrai Maica, la donna che poi è diventata mia moglie e che fin dall’inizio ha creduto in me. Mi piaceva da morire il cinema, ma anche i videogiochi. Come potevo unire queste cose? Non avevo mai composto musica da film, così ho iniziato a studiare. Io e Maica ci siamo detti: proviamoci, buttiamoci. Siamo venuti a New York”.

Com’è passare da Ferrara alla Grande Mela?

“New York è un melting pot, un insieme di tantissime culture che scontrandosi generano creatività, energia vitale per un artista. Necessarie qui sono le connessioni: conoscere persone, frequentare i film festival, trovare collaborazioni, proporsi. Eppure in poco si possono conoscere figure incredibili come i compositori Mychael Danna e Christopher Young, com’è capitato a me. Le mie musiche hanno iniziato a girare, sono state usate per promuovere Watly, il primo computer al mondo che purifica l’acqua con il sole, arrivando anche alla Cnn e sul Telegraph. Da qui la proposta di insegnare alla scuola internazionale Natalia Huang Piano Studio, con la possibilità di sponsorizzarmi”.

Cosa significa?

“Che ho ottenuto il visto per chi possiede abilità straordinarie in ambiti come la scienza, l’arte, lo sport. Ha valore eccezionale, il che vuol dire che si deve dimostrare di essere migliori degli americani in quello che si fa. Ora insegno in due Stati, il resto del tempo produco musica”.

Scuola e musica, ha lavorato anche a un progetto contro il bullismo. Di cosa si tratta?

“Frank Gigante, che ha prodotto il pluripremiato cortometraggio Alone with the Darkness, storia di una ragazzina bullizzata che si suicida, e Breaking the Silence, mi ha voluto per realizzare le musiche. Ho voluto dare il mio contributo gratuitamente e usare quei soldi per diffonderli il più possibile nelle scuole”.

Cosa lo lega alla tematica?

“Anch’io sono stato bullizzato, ma me ne sono reso conto dopo. È qualcosa che incide profondamente a livello psicologico. Ero in una squadra di basket e due ragazzini se la prendevano sempre con chi era più sensibile, o grossettino. Ero una loro vittima”.

Come insegnante, ne parla con i suoi allievi?

“In America il tema è molto sentito. Chiedo sempre com’è andata la loro giornata, se li vedo strani. Non è mai solo una lezione di pianoforte, fortunatamente lavoro in una realtà positiva”.

Ferrara, ogni tanto, le manca?

“Mi mancano le passeggiate e i miei amici, come mi manca poter lavorare a una produzione che faccia conoscere la mia città. Il mio sogno sarebbe aprire una mia compagnia di produzione, per dividermi tra New York, Los Angeles e l’Italia”.

A chi sogna l’America, cosa consiglia?

“Di seguire il proprio istinto, che non frega mai, e di credere fermamente in quello che si fa, di amarlo in maniera incondizionata. Di pensare in grande e non avere mai paura, perché quando uno si butta, le persone iniziano a credere nelle sue capacità”.