Consiglio comunale Ferrara, prima seduta al Gad

Seduta all’aperto: malgrado il caldo torrido tanti curiosi ad assistere al giuramento di Fabbri e all’inizio della legislatura

Sono le 19.24, Alan Fabbri pronuncia sotto il Grattacielo la formula del giuramento

Sono le 19.24, Alan Fabbri pronuncia sotto il Grattacielo la formula del giuramento

Ferrara, 28 giugno 2019 - Un bagno di sudore, più che un bagno di folla. Applausi convinti, composti, e bipartisan. L’inedito Consiglio comunale al Grattacielo non ha argomenti all’ordine del giorno che possano regalare brividi.

E con 35 gradi all’ombra, Dio solo sa quanto ce ne sarebbe bisogno, di brividi: molti consiglieri, a iniziare dal sindaco Alan Fabbri, arrivano nei giardini con una razione supplementare d’acqua. Davide Bertolasi del Pd, nello zaino, tiene pronto addirittura uno zampirone, perché al tramonto le zanzare non guarderanno in faccia a nessuno. Sono le 19.24, comunque, quando Fabbri cinge la fascia tricolore, e pronuncia le sette parole che avviano formalmente la legislatura: «Giuro di osservare lealmente la Costituzione», senza aggiunte né sottolineature. Alle transenne, quasi duecento persone. Amici, parenti, curiosi, residenti. Nigeriani e pachistani, incuriositi dall’invasione nel loro quartiere.

L’allestimento dei banchi è curato, anche se non cancella l’effetto stand della tombola; non c’è la sacralità dell’aula a Palazzo Municipale, e prima dell’inizio della seduta persino Teo, il golden retriever immortalato spesso con Fabbri su Facebook (ma di proprietà di Davide Bergamini), può passeggiare tra segretari e dirigenti comunali.

Si parte, si entra nei tecnicismi dei primi adempimenti, e chi si aspettava – visto il luogo – fuoco e fiamme, accuse e polemiche, prende atto che non si litigherà sulle criticità del quartiere. Non c’è suspence neppure nell’elezione di presidente e vice: nella maggioranza e nell’opposizione le consegne vengono rispettate, chi si aspettava qualche franco tiratore è pregato di attendere tempi migliori (o peggiori).

L’unico a vivacizzare la seduta è Tommaso Mantovani, unico consigliere e dunque capogruppo dei 5Stelle. All’inizio, per un capriccio logistico, viene fatto sedere nel bancone della maggioranza. A quel punto si alza, attraversa l’aula – pardon, lo spiazzo cementato – e si accomoda nella fila dell’opposizione. Poi però, prima del voto, prende la parola (non si potrebbe, ma non è neppure vietato) per proclamare la propria «terzietà», e dire che si asterrà da tutte le votazioni.

Nessuno se ne cruccia, non è questa la seduta in cui contano i voti. Qui conta solo presenziare, e assistere. Perché «è la prima seduta fuori dal Palazzo Municipale», la frase ripetuta come il ritornello di una hit estiva. E in qualche modo è storia; se ci aggiungi che è il giorno di giugno più caldo degli ultimi dieci anni, addirittura è epica.