A 15 metri dalla frana "Siamo i più a rischio Sfollati in albergo, è dura lasciare casa"

Secondo Giunchedi, ex vicesindaco, vive alle Trove di Dovadola "Smottamento già 7 anni fa, ma ci si è lavorato con pochi soldi".

A 15 metri dalla frana  "Siamo i più a rischio  Sfollati in albergo,  è dura lasciare casa"

A 15 metri dalla frana "Siamo i più a rischio Sfollati in albergo, è dura lasciare casa"

di Quinto Cappelli

A causa del maltempo dei primi giorni di maggio, alle Trove, nella parte sud-est di Dovadola, si è rimessa in moto una vecchia frana, dove erano stati fatti anche lavori di bonifica nel 2016. Il sindaco Francesco Tassinari aveva emesso un’ordinanza di evacuazione per 8 famiglie con le case ai piedi della colata di terra e fango dalla collina sovrastante. Dopo alcuni giorni di sistemazione da parenti, amici e – per due famiglie – in albergo, il pericolo sembrava finito e la gente era rientrata nelle proprie abitazioni la sera di venerdì 5 maggio. Ma appena tre giorni dopo, la forte allerta meteo portava a una nuova ordinanza di evacuazione, questa volta a tempo indeterminato. Ieri la Regione, in una nota, ha detto che serve "grande attenzione soprattutto in relazione alle precipitazioni attese per le prossime ore". Fra i 27 evacuati c’è anche Secondo Giunchedi, insegnante di matematica in pensione (per tanti anni ha insegnato all’Itc Matteucci a Forlì).

Giunchedi, perché ha dovuto lasciare la sua abitazione?

"I tecnici ritengono che la mia casa sia quella più a rischio, essendo la più vicina alla frana delle Trove: 15-20 metri dai piedi della frana".

Ora dov’è sfollato con la famiglia?

"In albergo a Castrocaro, mentre la prima volta siamo stati per tre giorni e tre notti all’albergo ‘La Rosa Bianca’ di Dovadola".

Non state bene in albergo?

"Sì, però mai come a casa nostra".

Che cosa intende?

"Per una famiglia, magari come la mia di persone anziane, è sempre un grande disagio. In particolare se bisogna abbandonarla in poco tempo. Facendo una valigia e partire, si dimentica sempre qualcosa, che poi in albergo o da parenti e amici si dimostra necessario, se non proprio indispensabile".

Un esempio?

"Il letto dell’albergo può essere comodo, ma il cuscino duro o troppo soffice. Allora la notte non si dorme bene o per niente. Poi subentra il disagio psicologico".

Non sono giorni facili...

"Lasciare la casa che magari ci siamo costruiti con tanti sacrifici, tanta passione e tanto amore è sempre uno stress, anche perché bisogna abbandonare le nostre comodità. Siamo così costretti, anche se provvisoriamente, in luoghi che non abbiamo scelto. Insomma, la seconda evacuazione forse è stata un po’ forzata".

Lei che è stato anche vicesindaco di Dovadola dal 2002 al 2007 e quindi conosce la macchina comunale: ritiene esagerata l’ordinanza del sindaco Francesco Tassinari?

"Non sto dicendo questo e non sono neppure un geologo, ma osservo che, dalle rilevazioni dei geologi alla base della frana, le fuoriuscite d’acqua stavano calando. Quindi le piogge di questa settimana non erano state abbondanti come quelle dei primi giorni di maggio, che avevano provocato la prima evacuazione".

Secondo lei, quindi, si poteva restare nelle case?

"Nessuno può prevedere con esattezza il rischio. E, in ultima analisi e in base alle relazioni di pericolosità dei tecnici o dei geologi, il sindaco è il responsabile della sicurezza pubblica".

Come mai i lavori di bonifica sulla frana delle Trove di sette anni fa non hanno fermato la frana?

"I soldi erano pochi. Così gli scivolamenti di terra, fango e acqua sono ripartiti con le piogge eccezionali dei primi di maggio, quando sono caduti 250 millimetri d’acqua in un giorno e mezzo".