Chiesta la scarcerazione per Daniele Severi

È in prigione da 12 giorni accusato dell’omicidio del fratello Franco. A breve i risultati del Ris di Parma sulla pistola abbattibuoi

Migration

La difesa di Daniele Severi ha presentato al tribunale del Riesame di Bologna istanza di scarcerazione per il 63enne meldolese, in carcere con l’accusa di aver ucciso il fratello, Franco, e di averne nascosto la testa (finora mai trovata). Il collegio difensivo del 63enne meldolese, composto da Massimiliano Pompignoli e Maria Antonietta Corsetti (coadiuvati da Andrea Cintorino), ritiene non ci siano i presupposti per continuare a tenere Severi dietro le sbarre. L’udienza al termine della quale il collegio si esprimerà nel merito della richiesta di scarcerazione dovrebbe tenersi entro fine mese. Dopo la tappa a Bologna Pompignoli e soci hanno presenziato, nella sede dei Ris di Parma, a un accertamento tecnico irripetibile sulla pistola abbattibuoi di proprietà dell’arrestato (si tratta di un’arma utilizzata per la macellazione degli animali). Presente, in qualità di legale degli altri fratelli e sorelle Severi, Max Starni, che ne tutela gli interessi insieme a Massimo Mambelli (tra Daniele e il resto della famiglia sono in piedi diverse cause civili e penali, alcune delle quali già archiviate).

La pistola è stata ritrovata all’inizio del mese da carabinieri e vigili del fuoco in un terreno a Magliano, vicino a un’area dove Daniele Severi ha un capannone e uno spazio per i suoi cani da caccia. "Le indagini sono solo all’inizio – le parole dei legali Max Starni e Massimo Mambelli – e attendiamo gli esiti di questo passaggio, perché ci sono accertamenti complessi che devono essere conclusi. Un’indagine penale è composta da tanti tasselli e questo è soltanto uno". Gli esiti dell’attività di ieri dei Ris - durati circa dalle 10.30 alle 12.15 - sono previsti nel giro di qualche giorno. "Come collegio difensivo – dichiara l’avvocato Pompignoli contattato dal Carlino – siamo fiduciosi che sulla pistola abbattibuoi non venga ritrovato nulla di riconducibile al presunto delitto del quale è accusato il nostro assistito". Di certo c’è che l’arma sia di proprietà del 63enne, autista di ambulanze sostanzialmente in pensione e che quest’ultimo se ne sia liberato dopo il delitto.

All’interno della Fiat Panda del meldolese sono stati trovati guanti intrisi esternamente di sangue della vittima ma senza tracce di dna in altre parti. Chi li ha utilizzati, insomma, indossava presumibilmente un altro paio di guanti, magari in lattice. Il corpo decapitato di Franco Severi è stato ritrovato da un amico lo scorso 22 giugno in una scarpata che si trova a fianco della sua casa colonica, a Ca’ Seggio, nel territorio di Civitella. Daniele Severi è al dodicesimo giorno di carcere. "Ho parlato con lui la scorsa settimana – aggiunge Pompignoli – e compatibilmente con il luogo in cui si trova è tranquillo". Il 63enne ha sempre respinto ogni addebito.

Luca Bertaccini