Clima pazzo, api e miele a rischio: "Al lavoro per salvare la stagione"

Miliffi, presidente apicoltori: "Un salto da estate a inverno in pochi giorni, insetti rientrati nelle arnie" .

Clima pazzo, api e miele a rischio: "Al lavoro per salvare la stagione"

Clima pazzo, api e miele a rischio: "Al lavoro per salvare la stagione"

A quasi un anno dall’alluvione in Romagna, per api ed apicoltori la situazione è ancora difficile e i repentini cambi climatici non aiutano. Pietro Miliffi, apicoltore di Civitella, è anche presidente della Società cooperativa agricola Associazione forlivese apicoltori, alla quale aderiscono circa 400 soci del territorio forlivese, cesenate e riminese. Ecco com’è la situazione del settore oggi in Romagna.

Miliffi, nel maggio 2023 l’alluvione ha colpito anche diverse aziende agricole ed apicoltori. Quali i danni?

"Premetto che, ad oggi, i soci che ne hanno fatto richiesta non hanno ancora ricevuto 1 euro di rimborso per i danni subiti. Attendiamo fiduciosi un segno tangibile perché diversi di loro hanno subito perdite importanti".

Qual è lo stato di salute delle api in Romagna?

"Difficile. Siamo passati da temperature quasi estive in marzo e nella prima parte di aprile che hanno anticipato le fioriture con le api che hanno iniziato subito a lavorare, poi il brusco calo delle temperature le ha costrette a rientrare nelle arnie ed ora come apicoltori siamo costretti in molte situazioni a dare loro da mangiare. Speriamo solo che smetta di piovere e che le temperature ritornino nella media stagionale, altrimenti saranno guai per api ed apicoltori. I fiori d’acacia, ad esempio, nelle settimane scorse si sono riempiti d’acqua e le basse temperature hanno fatto il resto facendoli cadere a terra".

I cambiamenti climatici sono quindi reali.

"Certo, il cambiamento climatico pone sfide significative alle api e alla loro sopravvivenza. L’interruzione della sincronizzazione tra api e piante fa sì che le api fanno affidamento su un momento preciso della fioritura dei fiori e sull’emergere di alcune specie di piante per trovare cibo per se stesse e per le loro colonie, ma stagioni irregolari, specie di insetti invasive, scarsità d’acqua e cambiamenti dell’habitat sono fattori che negli ultimi anni hanno contribuito al declino delle popolazioni di api".

In Appennino in particolare le api e gli insetti impollinatori trovano sempre meno aree aperte.

"E’ vero, aumenta la superficie forestale e boscata a scapito di prati e pascoli in zone dove il bosco è preponderante. Non è un caso che l’Unione Europea finanzi interventi per conservare ed ampliare invece gli spazi aperti".

Quindi i consumatori dovranno acquistare miele proveniente dall’estero?

"Non corriamo, la stagione si può ancora salvare. In ogni caso la concorrenza con il miele proveniente dalla Cina ed in particolare dai paesi dell’Est Europa la affrontiamo da anni perché in entrambi i casi i produttori di questi paesi riescono a proporre prezzi molto più competitivi rispetto ai nostri nonostante abbiamo abbassato il prezzo dei mieli più utilizzati come il millefiori o quello d’acacia. Invito però i consumatori a non farsi fregare e a leggere bene le etichette. La globalizzazione e la concorrenza sono un dato di fatto e noi apicoltori dobbiamo sempre di più puntare sulla qualità del prodotto e non sul prezzo se vogliamo resistere".