Ecco l’albero genealogico di Artusi. Mostra dedicata a quaranta famiglie

Pievequinta, da domani esposte le ricerche dell’associazione ‘Amici della Pieve’. Compresa quella su Pellegrino

Ecco l’albero genealogico di Artusi. Mostra dedicata a quaranta famiglie

Ecco l’albero genealogico di Artusi. Mostra dedicata a quaranta famiglie

Ci sarà anche quello della famiglia di Pellegrino Artusi, nato a Forlimpopoli nel 1820 e morto a Firenze nel 1911, tra gli alberi genealogici esposti da domani alle 16 a Palazzo Morattini in via Armelino 33 a Pievequinta. La mostra, che prende il titolo ‘Alberi genealogici di famiglie di Forlimpopoli e di Pievequinta’, è curata da Piero Camporesi e Mauro Mariani. In tutto saranno una quarantina le famiglie interessate, tra le quali, appunto, anche quella del famoso gastronomo forlimpopolese.

Gli alberi genealogici sono stati ricostruiti con i dati di archivio delle parrocchie del territorio. Tali documenti, che partono dalla metà del Cinquecento, sono stati informatizzati nel corso degli ultimi 30 anni dall’associazione culturale e ricreativa Amici della Pieve e riguardano 150mila atti di battesimo, 60mila di morte e oltre 200mila stati di famiglia. Con questi dati sono già state allestite mostre nel 2002, 2004, 2007, 2015 e 2022; inoltre per diverse parrocchie sono stati pubblicati anche degli opuscoli con i dati storici più salienti. Gli alberi genealogici pubblicati a oggi sono in tutto oltre 350 e nel 2015 l’Università di Bologna – dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali – ha utilizzato il materiale fino ad allora informatizzato per fare uno studio sul dna dei romagnoli fra le provincie di Forlì e Ravenna. Alessio Boattini, dell’Università di Bologna, a proposito dei risultati dello studio ha scritto: "Sapevamo che il panorama genetico della penisola è caratterizzato da due fasce longitudinali: non esiste quindi una divisione Nord-Sud, come qualcuno potrebbe sospettare. Potremmo approssimativamente definirle ‘Padano-Tirrenica’ e ‘Adriatica’. Sapevamo anche che l’origine di questa ‘struttura’ risaleve fra il Tardo Neolitico e l’Età dei Metalli. Ci aspettavamo che la Romagna avesse a che fare con la fascia Adriatica, invece abbiamo scoperto che la variabilità genetica romagnola è soprattutto legata alla fascia ‘Padano-Tirrenica’. Questo, tra le altre cose, implica che la presunta separazione fra Emilia e Romagna, per lo meno dal punto di vista genetico, non esiste".

La mostra sarà visitabile, oltre a questa domenica, il 17 e 24 marzo, poi 7 e 14 aprile, dalle 15 alle 18. Ingresso libero. Per informazioni: 335 7144204.

ma. bo.