Il Taaf ritorna all’attacco: "Si puliscano bene i fiumi e servono le opere idrauliche"

Il Tavolo delle associazioni ambientaliste critica di nuovo i lavori di pulizia e segnala: "I lavori finora fatti su argini e alvei non sono sufficienti per la siurezza".

Il Taaf ritorna all’attacco: "Si puliscano bene i fiumi e servono le opere idrauliche"

Il Taaf ritorna all’attacco: "Si puliscano bene i fiumi e servono le opere idrauliche"

I letti dei fiumi dei forlivesi continuano ad avere i riflettori puntati: dopo le piante e i detriti portati dall’alluvione di maggio, infatti, c’è chi dubita che la pulizia di cui sono stati oggetto nei mesi scorsi sia stata adeguata. "Negli ultimi cinquant’anni – scrive in una nota il Taaf (Tavolo delle associazioni ambientaliste di Forlì), coordinato da Ornella Mordenti – i fiumi sono stati sfruttati come cave per estrarre sabbie e ghiaie e come aree di scolo, si sono costruiti argini sempre più alti e si sono costruite nei pressi case ed aree commerciali o industriali. Oggi, come ha detto anche il generale Figliuolo, bisognerebbe ridare spazio ai fiumi".

Per questo il Taaf contesta la recente rimozione di molte alberature nate lungo il corso dei fiumi, per quanto l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale abbia dichiarato che la vegetazione recisa fosse danneggiata dalla piena, oppure contestuale al passaggio dei mezzi per la pulizia del letto. "Gli alberi – sostiene il Taaf – rappresentano una difesa idraulica, in quanto sono in grado di far rallentare la corrente e trattenere il terreno: è dannoso tagliare quelli vicino agli argini. L’unica pulizia fluviale che ha senso è la rimozione del legname secco e della plastica dall’alveo". Operazione che, secondo i dati raccolti dal Taaf "non è stata ancora eseguita, infatti i letti dei fiumi sono pieni di tronche e ramaglie. Per la realizzazione dei lavori di rifacimento argini, ricostruzione muretti e sistemazione alvei sono stati spesi circa 8 milioni, tuttavia i lavori non sono sufficienti a mettere in sicurezza il territorio da piene consistenti".

Secondo il Tavolo "serve una pianificazione idraulica e la creazione di casse di espansione, cioè di un’opera idraulica che funziona come bacino di contenimento per ridurre la portata e la pressione della piena". Ma quante casse sono operative al momento? "Otto sul fiume Ronco – elenca il Taaf –, quattro vasche di laminazione nel punto di confluenza del Montone e del Rabbi; sul Montone quattro casse in progettazione e non ancora finanziate dallo Stato. In modo particolare lungo il fiume Montone vi è una carenza di aree dove convogliare le acque alluvionali, pertanto una strada percorribile potrebbe essere quella di controllare l’esondazione in terreni coltivati definiti".

Un’altra proposta proviene dal presidente della Associazione nazionale Consorzi di Bonifica e riguarda la realizzazione di "aree esondabili lungo la fascia delle conoidi posta ai piedi delle colline, prima dell’ingresso dei fiumi in pianura". Il Tavolo delle Associazioni Ambientaliste, dopo aver formulato queste proposte operative, chiede che "vengano attuate tutte le strategie necessarie per mitigare i danni e rassicurare i cittadini su eventuali ulteriori eventi estremi".

s. n.