"Abbiamo giocato una partita difficilissima, ma profondamente giusta". Così Maria Giorgini, segretaria generale della CGIL Forlì-Cesena, ha commentato l’esito del referendum su lavoro e cittadinanza, che non ha raggiunto il quorum. "Abbiamo portato il paese a discutere di diritti sul lavoro e cittadinanza – rivendica –. Siamo orgogliosi di questa campagna casa per casa. Continueremo a batterci per affermare dignità, sicurezza e diritti sociali e civili nei luoghi di lavoro e nel territorio. Contro l’indifferenza, ci faremo carico di aumentare i momenti di partecipazione nelle nostre comunità".
E se dalla CGIL si sottolinea come "più di un cittadino su tre della nostra provincia è convinto che nel lavoro e nei diritti di cittadinanza le cose debbano cambiare", la stessa proporzione è usata dal segretario della Lega Romagna, il deputato Jacopo Morrone, per affermare che "il campo largo non va più in là di meno di un terzo del Paese, segno che la grande maggioranza degli italiani non si fida di queste sinistre e, anzi, ne boccia in toto le politiche immigrazioniste e della cittadinanza facile". Secondo Morrone, "la grande ammucchiata delle sinistre ha fallito clamorosamente l’appuntamento referendario. Un appuntamento esclusivamente politico, per dare una scrollata al Governo, si è risolto in un boomerang. Non ci sono scusanti per i promotori, ma tutto il biasimo possibile per aver strumentalizzato perfino Gaza e le indegne falsità contro Israele ripetute allo sfinimento nella piazza romana, organizzata nel giorno dedicato al silenzio elettorale, per galvanizzare le truppe in vista della auspicata ‘spallata’ al centrodestra". Dito puntato quindi contro Schlein, Bonelli, Fratoianni, Conte e "il vero demiurgo dell’operazione, il segretario nazionale della CGIL Maurizio Landini".
Matteo Bondi