REDAZIONE FORLÌ

Ponte di Galeata, assolta l’ex sindaca Deo: “Anni di calvario con accuse incredibili”

Niente violazione di domicilio: assolti anche due assessori e un geometra. “Sono sollevata ma non felice, non posso dire ‘giustizia è fatta’”

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Nel riquadro l'ex sindaca Elisa Deo. Nella foto grande un carabiniere sul cantiere durante i lavori in località Mercatale. Secondo la controparte l’area non era pubblica ma privata

Nel riquadro l'ex sindaca Elisa Deo. Nella foto grande un carabiniere sul cantiere durante i lavori in località Mercatale. Secondo la controparte l’area non era pubblica ma privata

Forlì, 27 novembre 2024 – “Assolta perché il fatto non costituisce reato e dissequestro del ponte”. L’ex sindaca di Galeata Elisa Deo (difesa dagli avvocati Giulia Farneti e Giordano Anconelli) esulta per la sentenza di primo grado del tribunale di Forlì che nella serata di lunedì ha messo un primo punto fermo su una vicenda iniziata nel 2018, con i lavori per la costruzione di un ponte ciclo-pedonale in acciaio e legno sul torrente di Mercatale, lungo la via omonima, dal valore di 200mila euro.

“È la ricostruzione di quello distrutto nel 1944 dai tedeschi, un tassello del parco archeologico di Pianetto”, spiegava allora la sindaca. Suscitando però l’opposizione formale di una famiglia di residenti, toccata da alcune demolizioni. L’oggetto del contendere? Se il ponte poggiasse su terreno privato oppure demaniale. Da lì sono partite numerose azioni giudiziarie: nel 2021 l’inaugurazione e subito dopo il sequestro chiesto dalla procura di Forlì. L’intera giunta fu indagata per violazione di domicilio: rinviati a giudizio nel 2022 anche gli assessori Cristiano Zambelli e Potito Scalzulli e il geometra Giorgio Ferretti, oggi consigliere comunale. Tutti assolti (Ferretti anche dall’accusa di falso ideologico). Due anni fa il Tar ha dato ragione al Comune sugli aspetti amministrativi. Un anno fa la famiglia (Donatella Camprini e la figlia Hannika Held, più un’amica) è stata assolta dall’accusa di aver diffamato Elisa Deo.

In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza di lunedì, l’amministratrice del paese bidentino – dal 2009 al 2012 e poi nuovamente per due mandati dal 2013 al 2023 – ha affidato a Facebook le sue considerazioni sulla vicenda. “È l’epilogo che attendevamo da tre anni. Per restituire questo bene particolarmente caro alla collettività, avevamo investito energie in un progetto di qualità, ottenendo vari finanziamenti”. Mentre la zona oggetto del braccio di ferro in tribunale, secondo lei, è stata “privatizzata abusivamente, lasciata all’incuria e al degrado totale”, una situazione “fuori logica e soprattutto fuorilegge” (cita un verdetto del Tar passato in giudicato). E, anche se “quando si è amministratori o funzionari pubblici alcune cose bisogna metterle in conto”, lamenta “l’offesa gratuita, il dileggio, la disinformazione mirata, la vigliaccheria”.

Le sue considerazioni riguardano soprattutto la giustizia, “con i suoi errori e le sue lungaggini, che pesa terribilmente sulle spalle delle persone costrette a subirne le conseguenze”. Si sente “sollevata sì, ma non felice e nemmeno posso dire che giustizia è stata fatta. Giustizia sarebbe stata fatta se non ci avessero mai rinviati a giudizio per cose infondate fuori dal tempo e dallo spazio. Perché ‘violazione di domicilio’ di una strada di proprietà comunale peraltro abusivamente occupata farebbe ridere solo a raccontarlo se solo non fosse che per questo capo di imputazione siamo stati trattati per l’opinione pubblica alla stregua dei più grossi delinquenti”. Definisce “incredibili” i capi d’imputazione: “Termina un processo che ci vedeva ingiustamente coinvolti, ma nessuno ci ripagherà di quanto tutto questo ha pesato su di noi, sulle nostre famiglie ed anche sui galeatesi che si sono visti sottratti un bene pubblico per tanti anni”. Definisce gli anni del processo “un calvario che tutti abbiamo vissuto molto intensamente dal punto di vista emotivo”.

Attualmente consigliera comunale a Rocca San Casciano, riflette poi sulle conseguenze: “Solo grazie alla piena consapevolezza della nostra onestà intellettuale e politica siamo riusciti a resistere e a sopportare gli eventi”, rivendicando “un percorso da amministratrice, onesto e libero, con la piena responsabilità della gestione della cosa pubblica”, perché “ogni parola mi ha ferita ma ho sempre avuto chiaro che ero dalla parte giusta”: “Tutto ciò che ho fatto negli anni da amministratrice è stato nell’interesse unico dei cittadini”. Un processo che, per lei, potrebbe aver avuto un peso anche politico: “Tanti hanno speculato o beneficiato a vario titolo delle accuse infondate che erano state sollevate mossi da invidie e ambizioni personali”. Tuttavia non prova “né sentimenti di rivalsa, né risentimento”.

Le ultime parole sono per il ponte della discordia e il suo futuro: “Ora che il ponte verrà riconsegnato al Comune attraverso un’ordinanza di dissequestro, auspichiamo che l’amministrazione provveda celermente a renderlo nuovamente fruibile”. E avverte: “Oggi il ponte versa in condizioni degradate con parti totalmente ammalorate da rinnovare”.