Primario di Sara: procedimento disciplinare

Un ’atto dovuto’ per Saverio Tateo. Ginecologi, lettera della presidentessa nazionale: "Serve empatia non solo verso chi curiamo"

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Dopo il trasferimento, si apre il procedimento disciplinare nei confronti di Saverio Tateo, l’ex primario di Ginecologia e ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, dove lavorava Sara Pedri, la ginecologa 32enne forlivese scomparsa il 4 marzo. Si tratta di un atto dovuto da parte dell’azienda sanitaria, scrive il Corriere Trentino, a seguito dei "fatti oggettivi" e di "una situazione critica" (queste le parole dell’Ausl al momento del suo allontanamento) riscontrata nel reparto. La commissione disciplinare dovrà tenere conto delle 110 testimonianze scaturite dall’indagine interna. C’è attesa, inoltre, per l’esito della commissione esterna, quella costituita dagli ispettori ministeriali inviati direttamente da Speranza a seguito di un’interrogazione parlamentare della senatrice trentina Donatella Conzatti e del deputato forlivese Marco Di Maio di Italia Viva.

Nei giorni scorsi, inoltre, è arrivata una presa di posizione molto netta da parte della presidentessa dell’Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi), Elsa Viora, che scrive: "Desidero condividere con voi alcune riflessioni, anche alla luce di fatti recenti che purtroppo hanno coinvolto colleghe e colleghi di un ospedale con un’ottima e lunga tradizione di ostetricia e di ginecologia. Chi di noi ha i capelli bianchi ha assistito all’inizio del proprio percorso formativo a scene non edificanti quali lanci di bisturi, urla ed insulti, e abbiamo capito fin da subito che non era così che volevamo diventare. Il rispetto della persona è la base di ogni società, di ogni comunità, piccola o grande che sia. La violenza, verbale o fisica o psicologica, è sempre da condannare, e a maggior ragione in ambiente di lavoro sanitario, luogo dove per definizione ci si deve sentire accolti, dove la collaborazione è essenziale. Solo un clima sereno e disteso permette ai medici, alle ostetriche e a tutti gli operatori sanitari di lavorare in sintonia; e alle persone che necessitano di assistenza, nel nostro caso le donne, di ricevere un’accoglienza adeguata, non solo in termini medici ma anche e soprattutto umani. Un leader deve saper cogliere gli aspetti positivi di ogni elemento del gruppo, ognuno può e deve essere una risorsa: solo in questo modo è possibile creare un vero team che lavora in modo soddisfacente e coordinato". Infine un monito: "La differenza fra il ’boss’ e il ’leader’ è la stessa che passa fra autorità e autorevolezza: la prima è data dalla posizione gerarchica, la seconda si conquista sul campo, giorno dopo giorno. La leadership può essere gestita in molti modi, ma certamente indurre la paura nei collaboratori e nelle collaboratrici, creare un clima di diffidenza non porta a risultati positivi". E conclude: "Dobbiamo sempre ricordarci che il nostro è un lavoro che richiede impegno, dedizione, voglia di imparare, ma anche e soprattutto empatia verso chi ci sta accanto, sia essa collega o persona che richiede cure".