Violenze verso medici e sanitari "Dati allarmanti, la Regione agisca"

Appello del consigliere leghista Pompignoli: "Ben 591 casi dal 2017 al 2021 negli ospedali di Forlì e Cesena". Peggiore comunque la situazione al Bufalini: 385 gli episodi contro i 206 al Morgagni-Pierantoni

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Atti di violenza ai danni del personale della sanità. Un fenomeno quasi sconosciuto a Forlì e dintorni in passato, cresciuto con il passare del tempo. Il Covid ha avuto un ruolo importante in tutto questo. L’anno peggiore per medici, infermieri e operatori sanitari, ad ogni modo, è stato quello precedente alla pandemia. E pure peggio è andata a Cesena. "All’ospedale di Forlì, nel 2019, sono stati registrati 61 episodi di violenza, verbale o fisica, mentre al Bufalini di Cesena le aggressioni sono state addirittura 136, più del doppio di quelle verificatesi al Morgagni-Pierantoni", spiega il consigliere regionale della Lega, Massimiliano Pompignoli, che commenta così i dati che gli ha fornito l’Ausl Romagna.

Pompignoli parla criticamente di un "fenomeno estremamente diffuso ma sottostimato, che questa Regione tende a minimizzare limitandosi a espressioni di solidarietà a fatto compiuto. I numeri parlano da soli. In cinque anni, dal 2017 al 2021, le aggressioni denunciate e rilevate ufficialmente dalle direzioni sanitarie di entrambi gli ospedali sono state quasi 600".

Entrando nel dettaglio, nel 2017 gli atti di violenza verificatisi al Morgagni-Pierantoni di Forlì sono stati 7, per poi salire a 39 nel 2018, 61 nel 2019 (fra cui 34 aggressioni verbali e otto fisiche), 50 nel 2020 (20 e 3 i dati specifici) e 49 nel 2021 (25 verbali e 2 fisiche). A Cesena la situazione è nettamente peggiore. Si parte con 29 aggressioni nel 2017, 102 nel 2018, 136 nel 2019, 55 nel 2020 e 63 nel 2021. Il totale provinciale è quindi pari a 591. Per Pompignoli, quindi, "il rischio di aggressione o altri atti di violenza contro gli operatori sanitari non è un pericolo remoto. Si tratta a tutti gli effetti di un fenomeno in crescita, che va monitorato con grande attenzione, prevenuto e ragionato, che oltre a deteriorare le condizioni e il clima di lavoro dei nostri sanitari, risulta una vera e propria minaccia per gli equilibri interni dei nostri ospedali".

Naturalmente ci si chiede come intervenire. "Una soluzione, a livello regionale, per prevenire, monitorare e contrastare questo fenomeno, indagandone le cause e la diffusione – afferma il consigliere regionale della Lega –, potrebbe essere quella di costituire un’Osservatorio regionale sulla sicurezza e l’incolumità degli operatori sanitari’, sulla falsa riga di quello già operativo a livello nazionale e mutuato da qualche anno anche dalla Regione Toscana. Il rapporto tra il personale sanitario e il paziente è molto difficile e delicato. Per questa ragione dobbiamo lavorare per tutelare il ruolo e le competenze di medici e infermieri investendo su risorse informative, strumentali e di formazione, per capire e prevenire le radici della violenza".