Bio On, stop all’asta: offerta da 17 milioni

A farsi avanti la piemontese Maip. L’azienda di bioplastiche, fallita dopo l’inchiesta della Procura, ha un’occasione per rinascere

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La svolta sembra davvero dietro l’angolo. Dopo il fallimento e la bufera dell’inchiesta, per Bio On sembra essere arrivata la buona novella. C’è un compratore interessato a rilevare la ex start up della bioplastica, pronto a mettere sul piatto 17 milioni per rilevare l’intero pacchetto, comprensivo di attivi e dell’impianto di Castel San Pietro. Si tratta della Maip di Settimo Torinese. La proposta di concordato fallimentare, già inviata ai curatori (Luca Mandrioli e Antonio Gaiani) dell’azienda fallita nel 2019, arriva dunque da un importante gruppo attivo nel settore dei polimeri. Dalla società, contattata, al momento non sono arrivate dichiarazioni. Il primo indizio – meglio la prova – che qualcosa di molto concreto si stia sviluppando è arrivata dall’ultima asta andata deserta, questa volta sospesa con tanto di approvazione del giudice.

Nei mesi scorsi, infatti, sono state diverse le aste deserte, la penultima il 4 maggio con il prezzo di partenza fissato a 23,7 milioni. Quasi esattamente un anno dopo la prima asta (era il 5 maggio 2021), anche in quel caso deserta. Il prezzo di partenza allora era di 95 milioni: in un anno si è dunque ridotto a un quarto. Ancora prima, il 16 marzo, un nuovo tentativo dove si partiva da 31,5 milioni. Da quanto si apprende, l’offerta del probabile acquirente, che ha depositato due fidejussioni a garanzia, sarebbe di 17 milioni per aggiudicarsi l’ex start up il cui valore, prima del crac, toccò gli 1,4 miliardi. La parola ora passa prima ai curatori, chiamati a vagliare la proposta dei piemontesi – senza limiti di tempo –, poi direttamente ai creditori (solo i chirografari) che dovranno dare o meno il via libera al passaggio finale in tribunale. In vendita, oltre al complesso industriale, risultano anche 7 veicoli, tra auto e moto (spiccano una Porsche Cayman 2.7 e una Harley Davidson 1.200 cc del 2014).

Intanto il 18 novembre il crac di uno dei più famosi Unicorni italiani (il soprannome unicorno dato a un’azienda significa che la stessa è riuscita a superare il valore del miliardo di euro senza essere quotata in Borsa) torna davanti a un giudice per la prima udienza del processo che vede imputati per bancarotta, manipolazione del mercato e accesso abusivo al credito, nove persone tra cui l’ex presidente e fondatore Marco Astorri.