ENRICO AGNESSI
Cronaca

Castellari e le mense: "Da noi pranzo e merenda. Ogni comune è diverso. La qualità oltre ai costi"

Il vicesindaco spiega il perché il servizio è tra i più cari della provincia "Incide l’inflazione, ma negli ultimi anni ci sono più persone agevolate".

Castellari e le mense: "Da noi pranzo e merenda. Ogni comune è diverso. La qualità oltre ai costi"

Castellari e le mense: "Da noi pranzo e merenda. Ogni comune è diverso. La qualità oltre ai costi"

"L’unità di misura dei servizi scolastici non può essere solo il costo". Fabrizio Castellari, vicesindaco e assessore alla Scuola, rilancia. E sul tema mense, che a Imola sono tra le più care della provincia, allarga il ragionamento replicando alle critiche di Fratelli d’Italia e cercando di convincere le famiglie della bontà delle scelte dell’amministrazione.

"Non tutti i Comuni offrono gli stessi servizi – sottolinea Castellari –. Quello di Imola è tra i pochi che, oltre al pasto completo (primo, secondo, contorno e frutta), è riuscito fin qui a mantenere la merenda di metà mattina. Inoltre, il servizio di refezione mette in campo un presidio specialistico avvalendosi di una dietista professionista che, oltre ad occuparsi del monitoraggio della qualità del servizio e dell’elaborazione dei menù, offre alle famiglie un supporto sul tema dell’alimentazione".

A Imola il costo del servizio mensa comunale, per una famiglia che non gode delle agevolazioni (previste solo per chi ha un Isee entro i 17mila euro), è di 151,70 euro al mese. Calcolando una frequenza media di 20 giorni, escludendo cioè sabati e domeniche, fanno più di 7,50 euro a pasto. A Bologna, dove il calcolo è su base giornaliera, sopra i 17mila euro di Isee si pagano 5,50 euro a pasto; con aumenti progressivi che arrivano fino a 6,80 euro. E nel resto della provincia, gli importi medi giornalieri sono molto più vicini ai 6 euro che non ai 7.

"Storicamente a Imola la percentuale di copertura da parte dell’utenza attraverso le rette si è sempre attestata intorno al 90% e anche oltre – ricorda Castellari –. Altri Comuni hanno scelto di collocare una quota superiore di copertura sulla fiscalità generale".

Qualche numero: il Comune di Imola eroga oggi oltre 3mila pasti al giorno, con un costo di gestione che nel 2023 è stato di circa 3,5 milioni di euro. Le entrate da rette scolastiche sono arrivate a 3 milioni e 85mila euro con una percentuale di copertura pari all’88%.

"Diverso è il caso degli altri servizi, dove da sempre si è scelto che le percentuali di copertura da parte dell’utenza fossero molto più basse – sottolinea Castellari –. Nei nidi d’infanzia, ad esempio, le rette coprono il 26%; nel trasporto scolastico si scende addirittura al 18%".

Tornando alla refezione scolastica, "sulle tariffe ha inciso certamente l’inflazione degli ultimi anni – osserva il vicesindaco –. Anche il Comune subisce gli effetti negativi dell’inflazione e dell’Istat; e deve fare i conti con i rincari di tutti gli acquisti e le forniture, quelli legati alla refezione esattamente come per tutti gli altri appalti".

Ma se la maggior parte dei costi del servizio è coperta da chi ne usufruisce direttamente, va detto che ciò avviene in maniera differenziata sulla base della propria situazione economica (Isee).

"Le soglie agevolative in tre anni sono salite da 12mila euro di Isee (nel 2020) a 17mila, portando il numero degli agevolati a 1.565, oltre il 44% degli utenti complessivi", puntualizza Castellari, che annuncia la volontà di "salvaguardare il principio di equità" anche in futuro. "Tra gli obiettivi per i prossimi anni vi è certamente quello di continuare a tutelare l’utenza più fragile – conclude infatti il vicesindaco –, incrementando ulteriormente il numero degli agevolati".