Elezioni Imola 2020, Marchetti "Fare il sindaco resta il top"

Il candidato leghista si racconta: "La famiglia di sinistra? Sì, ma ora vengono ad ascoltare Salvini. È successo così a tanti elettori… "

Daniele Marchetti, 34 anni,

Daniele Marchetti, 34 anni,

Imola, 6 settembre 2020 - A dispetto dell’ancora giovane età (34 anni compiuti lo scorso giugno), Daniele Marchetti è il volto storico della Lega imolese. Prima l’esperienza in Consiglio provinciale, poi il mandato in Regione. In mezzo, anche una sfortunata candidatura a sindaco nel 2013, con il centrodestra mai tanto diviso come allora. E oggi, dopo che a gennaio è stato rieletto in viale Aldo Moro, per Marchetti ecco una corsa-bis alla fascia tricolore partita con ambizioni decisamente maggiori rispetto a quelle di sette anni fa. "Sarà tutto concentrato nelle prossime settimane, bisogna far capire che il cambiamento a Imola è ancora possibile", ragiona tra i tavolini della Vivanderia Note e Aromi, a margine di un evento della campagna elettorale del centrodestra, mentre in tanti lo riconoscono e lo salutano e gli alleati lo reclamano per una foto.

L’occasione per l’intervista è l’iniziativa del Carlino ‘Un caffè con il candidato sindaco…’. L’attitudine è quella del ragazzo della porta accanto: faccia pulita e tono moderato. Mai sopra le righe. Il tutto unito a una lunga militanza (quella dei banchetti di inverno quando il Carroccio in città era all’1%) e a una competenza cresciuta con il passare degli anni. Il vero punto di debolezza che, tra i vari aspetti positivi di cui sopra, penalizza una candidatura sostenuta anche da Fratelli d’Italia e Forza Italia-Popolo della famiglia, è semmai il doversi ripresentare agli elettori pochi mesi dopo averlo fatto per le Regionali. Marchetti, come rendere ‘credibile’ una candidatura per un ruolo, quello di sindaco, peggio remunerato di quello da consigliere regionale e con tante beghe in più? "In realtà l’aspetto più difficile in questa campagna elettorale è convincere gli imolesi che un’alternativa esiste ancora. Poi è chiaro, c’è stato il voto per le Regionali a gennaio, ma quello che dico alle persone che mi hanno votato e sostenuto è che, per chi fa politica, candidarsi alla carica di sindaco della propria città è la cosa più bella che possa accadere. E questo l’elettore lo sa". Ci racconta della sua famiglia, e in particolare del nonno, che votava a sinistra? "Eh sì, tra i miei c’erano diversi tesserati al vecchio Pds prima e poi al Pd. Sono cresciuto in una realtà in cui si parlava di politica. Mi sono avvicinato alla Lega autonomamente, informandomi su Internet, quando avevo 15 anni. Presente i pc di 20 anni fa, quelli con la connessione non sempre velocissima? Ecco. Ho iniziato a farmi una mia idea, ma devo dire che in famiglia non ho mai trovato ostacoli. È sempre stata accettata, ovviamente, questa mia ‘diversità di pensiero’. E sono convinto che nel corso degli anni anche molti della mia famiglia, della quale al di là di tutto sono ovviamente molto orgoglioso, abbiano comunque rivisto un po’ le proprie posizioni. Tant’è che oggi mi seguono abitualmente durante le iniziative. E quando c’è Salvini in zona vengono ad ascoltarlo. Anzi, credo che quanto sia successo ai miei rispecchi quanto accaduto a una buona parte dell’elettorato". Quanto tempo è passato dall’avvicinamento alla Lega alla prima elezione in Provincia? "Iniziai a militare nel movimento giovanile del Carroccio a 15-16 anni, mentre compiuti i 18 mi tesserai nella Lega Nord. Avevo 20 anni quando mi venne proposta la candidatura per l’ultimo mandato provinciale prima dell’arrivo della Città metropolitana. Venni candidato nel collegio uninominale Imola Sud-Vallata del Santerno e, a sorpresa, quel seggio scattò. Da lì inizio il mio percorso politico assieme, tra l’altro, a Lucia Borgonzoni, anche lei alla prima esperienza istituzionale". All’epoca si parlava di conciliare lavoro e politica… "Sì, lavoravo in un’azienda metalmeccanica di Imola legata all’indotto della Cnh, che poi trasferì la produzione. E facevo il pendolare per arrivare a Palazzo Malvezzi, in centro a Bologna. Un periodo intenso, diciamo…". Le cose sono cambiate con l’ingresso in Regione del 2014. "Sì, la prima ditta per la quale lavoravo aveva chiuso da poco e, nel frattempo, avevo trovato un posto a tempo determinato per sei mesi alla Ducati. Poi però è arrivata l’elezione e a quel punto non ho potuto garantire la piena disponibilità che i miei datori si aspettavano". È in questo periodo che ha conosciuto la sua fidanzata, diventata poi sua moglie? "No, ero ancora in Consiglio provinciale. Siamo stati insieme a lungo e poi ci siamo sposati, facciamo due anni di matrimonio il 15 settembre". E la signora come vive queste campagne elettorali ripetute? "Ormai ci è abituata, mi ha conosciuto così. Sa che la politica è una mia grande passione che mi porta a stare fuori casa per molta parte della giornata; ma quando ami una persona, lo fai in tutte le sue sfaccettature". Cosa le ha detto, quando le ha annunciato che si sarebbe candidato a sindaco? "Mi ha sempre sostenuto. So che è un sacrificio, per questo ogni volta che riesco a ritagliarmi un po’ di tempo libero lo dedico a lei e in generale alla mia famiglia". Di recente il segretario della Lega Romagna, Jacopo Morrone, ha scherzato sulle divisioni nel Carroccio imolese, riconducendole a una diatriba tra chi ama le bionde e chi invece preferisce le more… "Ovviamente quando un movimento cresce c’è una discussione interna, credo sia fisiologico. Ci possono essere differenze di vedute perché ovviamente ognuno porta con sé la propria esperienza e la propria visione. Però devo dire la verità: stiamo dando dimostrazione di quell’unità che ci chiede il nostro elettorato. Poi è chiaro, nelle sedi di partito si discute. È così dappertutto. E non sempre le discussioni vengono per nuocere".