Il Comune vuole fare pagare l’Ici arretrata alle scuole paritarie

Avvisi di accertamento per gli anni 2010 e 2011 all’istituto Santa Teresa e alla parrocchia di S. Spirito, che fanno ricorso

Una suora parla con gli alunni di una classe elementare in un'immagine d'archivio

Una suora parla con gli alunni di una classe elementare in un'immagine d'archivio

Imola, 3 aprile 2016–Il Comune vuol far pagare l’Ici arretrata alle scuole paritarie della città, e fioccano i ricorsi. Già due quelli sul tavolo dell’ufficio tributi: uno promosso dall’Istituto delle piccole suore di Santa Teresa del Bambino Gesù, che a Imola gestiscono nido e materna in via Cappuccini, e l’altro dalla parrocchia di Santo Spirito (materna in via Pisacane). In entrambi i casi, sui quali salvo accordi stragiudiziali dovrà esprimersi in prima battuta la commissione tributaria provinciale di Bologna, l’oggetto del contendere sono gli accertamenti Ici per gli anni 2010 e 2011.

Ma perché l’amministrazione ne chiede conto proprio ora? Per capirlo, bisogna tornare indietro di qualche mese. Luglio 2015: la quinta sezione civile della Cassazione accoglie il ricorso del Comune di Livorno e stabilisce che anche le scuole religiose devono pagare l’Ici. Non possono, secondo i giudici, godere dell’esenzione in quanto «idonee a configurare un’attività commerciale» a prescindere dal fatto che i bilanci siano in utile o in perdita. È la prima sentenza del genere pronunciata in Italia su una questione fino a quel momento molto controversa. Mentre dal mondo cattolico si levano immediate le proteste, i Comuni si muovono in ordine sparso. C’è chi prende tempo e chi invece – è il caso di Imola – fa partire gli accertamenti relativi al periodo per il quale non è ancora scattata la prescrizione.

A dicembre ne arrivano due, uno per il 2010 e l’altro per il 2011, alla parrocchia di Santo Spirito. E altrettanti all’Istituto delle Piccole Suore di Santa Teresa del Bambino Gesù. Si tratta, a quanto è dato sapere oggi, di importi per svariate centinaia di euro. Ma soprattutto di un mossa, quella dell’amministrazione, che in attesa di capire come gli enti locali si comporteranno con l’Imu crea un precedente importante. Ecco perché i due istituti religiosi scelgono subito la strada del ricorso. L’ufficio legale del Comune, che «al momento è formato da una sola unità dedicata a ricorsi avverso le sanzioni per violazione del Codice della strada della polizia municipale», ricordano da piazza Matteotti, ammette di «non essere in condizioni» di seguire le contestazioni. E comunque, visto il caso in questione, «è preferibile e più vantaggioso per l’ente affidare lo studio e la conseguente difesa a professionista esterno, specializzato nel settore», spiegano sempre dall’amministrazione. Vengono dunque stanziati 3.800 e l’incarico affidato all’avvocato Maurizio Bonazzi, già collaboratore dei Comuni del Circondario in altri ricorsi in materia di tributi locali. A lui il compito di provare a far valere le ragioni dell’ente.