Gresini morto per Covid, il primario: "Ha combattuto fino all’ultimo"

Il direttore della terapia intensiva del Maggiore, Nicola Cilloni: "Diceva sempre di voler andare in Qatar, aveva voglia di guarire"

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di Gabriele Tassi

Gli diceva "Fausto, io non mollo, tu non mollare. Anche se non vinciamo arriviamo al traguardo con il gas aperto". Si commuove il dottor Nicola Cilloni, l’ultimo angelo custode di Gresini nella lotta contro il Covid. Il primario del reparto di terapia intensiva del Maggiore di Bologna, dove il campione imolese ha passato oltre due mesi, abbandona per un attimo quello che è il distacco professionale e ricorda "un uomo combattivo, fino alla fine".

Che persona si è trovata davanti in terapia intensiva ormai più di un anno fa?

"Faceva fatica a respirare, non poca. Ma nonostante tutto dimostrava di avere una gran voglia di guarire, glielo si leggeva negli occhi, lo si capiva dalle sue parole".

Cosa vi siete detti?

"Una delle prime cose è stata: ’Guarda, io devo andare in Quatar’, la sua testa, la sua volontà erano proiettate alla vita vera, fuori dall’ospedale".

E invece...

"Dopo i primi segnali di miglioramento, in cui aveva anche cominciato la riabilitazione è seguito un peggioramento purtroppo a senso unico. Ma come uomo di sport non ha mai mollato il gas, fino all’ultimo".

Come si avvertiva la sua voglia di guarire?

"Dalla volontà che metteva nella riabilitazione: è un processo faticoso, bisogna accettare dolore e fatica, perché i segni di questa malattia arrivano fin nel profondo e lui ha combattuto ogni giorno. Tanti panzienti capita che perdano le speranze, perché comunque l’ambiente intensivo ha un forte impatto emotivo, diventa una sfida con se stessi, dipende dal carattere. Anche i farmaci c’è chi li smaltisce in modo più leggero o meno. Lui non è mai stato depresso, ci metteva della grinta:aveva voglia di vincere Qualche volta è riuscito persino a chiamare gli amici e a vedere la sua famiglia".

La moglie Nadia e i ragazzi oggi sono le colonne portanti del suo team di moto.

"E lo sono stati anche durante la malattia. L’anno scorso c’era la possibilità per le famiglie di venire a trovare i propri cari. I Gresini erano qui molto spesso: sono stati momenti molto emozionanti e loro gli hanno dato una grande mano nella lotta contro il covid".

Da parte loro c’è stata anche una donazione.

"Dopo la scomparsa di Fausto hanno seguito la sua volontà: hanno messo in piedi una raccolta fondi, che con 50mila euro ci ha permesso di acquistare un simulatore medico all’avanguardia, oggi a disposizione per i nostri addestramenti".

Una domanda personale, qual è stato l’impatto su di lei dopo la morte di Fausto?

"Impegnativo, ho imparato un po’ a conoscerlo come uomo e come suo ammiratore (Cilloni è un appassioanto di sport, ndr). Un po’ abbiamo fantasticato di ritrovarci fuori dal Maggiore, magari nel box della sua squadra, quel sogno che ora la sua famiglia porta avanti nel nome di un uomo combattivo fino alla fine".