Il ritorno di Vasco fa ruggire l’Autodromo "Ciao, mitica Rivazza: finalmente insieme"

Dopo 17 anni dall’Heineken Jammin’ Festival, il rocker di nuovo in città. Oggi come allora, l’arrivo in elicottero. Poi tre ore di grande musica

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di Enrico

Agnessi

Un Rewind collettivo che fa salire un’intera città sulla macchina del tempo. E per una volta, non è solo nostalgia del passato. Vasco canta ai piedi della Rivazza, 17 anni dopo. L’Autodromo rientrato nel frattempo pure nel Circus della Formula 1, ma a digiuno di grandi eventi musicali ormai da un lustro, si rilancia come tempio del rock per un futuro lontano dalle restrizioni della pandemia. Una cattedrale laica, quella intitolata a Enzo e Dino Ferrari, inaugurata nella sua veste extra-motoristica proprio dal Blasco (come ha ricordato in questi giorni dal rocker a il Resto del Carlino) in quel primo e mitico Heineken Jammin’ Festival del 1998. All’epoca nel paddock c’erano oltre 130mila persone, mentre ora l’asticella sfiora le centomila presenze. Il risultato è lo stesso: due ore e mezzo di rock e una trentina di canzoni in puro stile Vasco che hanno il potere di annullare l’effetto dei tanti anni passati. "Ciao a tutti. Finalmente, finalmente, finalmente di nuovo insieme. Finalmente a Imola, la mitica Rivazza. Sono tre anni che dovevamo esserci, finalmente ci siamo", è il saluto riservato ai fan, stuzzicati già nel pomeriggio via social (quando nelle storie finisce anche un articolo del nostro giornale) al grido di "Imola, accendiamo i motori".

Sul palco grande quanto un palazzo della Pedagna, sul quale prima di lui si esibisce Emma Marrone, la partenza è con XI Comandamento, uno dei brani contenuti nell’ultimo disco Siamo qui. Del resto, il Komandante pesca tanto dall’album uscito a novembre: da La pioggia alla domenica, qui nella versione originale (quella con Marracash è sulle piattaforme digitali per Save the Children) e il rock della fluida L’amore l’amore, per arrivare a Una canzone d’amore buttata via e nei bis Siamo qui.

È in gran forma Vasco – 70 anni festeggiati a febbraio –, a dispetto dei tre anni di stop e l’emozione che ogni tanto riaffiora tra i vecchi successi (anche quelli ripescati direttamente dagli anni Ottanta come Ti taglio la gola, Toffee o Siamo soli) e le irrinunciabili ballate come Un senso, Stupendo, Senza parole (suggestiva la clip che il regista Pepsy Romanoff ha ideato per i megaschermi: il libro La versione di Vasco brucia ’in reverse’, si ricompone dalla cenere perché le parole rimangono).

Ruggisce tutto l’Autodromo, dalle prime file sotto al palco nel paddock alle ultime in cima alla collina della Rivazza, con le arrabbiatissime C’è chi dice no e gli Spari sopra, accompagnata da una gigantesca piovra tentacolare che appare sui maxi-schermi.

Poi arriva Rewind che, suonata in riva al Santerno, ha tutto un altro significato. In quel fenomenale show del 1998, diede il nome a un live registrato a Imola con in copertina la foto scattata al Blasco appena sceso dall’elicottero vicino al circuito e a un docu-film. Oggi più che allora, ecco il consueto lancio di reggiseni, mentre (sempre a proposito di anni Novanta) nell’accenno di Delusa, Vasco sostituisce il nome di Berlusconi a quello di Boncompagni (nel testo originale si faceva riferimento alle ragazze di Non è la Rai). Insomma, una festa per lasciarsi alle spalle tanti mesi complicati (il grande ritorno del Komandante a Imola era inizialmente previsto nel 2020), ma anche per far passare messaggi quanto mai necessari: un appello contro la guerra, accolto dall’ovazione del pubblico, durante Sballi ravvicinati del terzo tipo. "Noi siamo contro la guerra, contro tutte le guerre, perché tutte le guerre sono contro l’umanità, contro le donne, contro i bambini, contro gli anziani. E la musica è contro la guerra. Pace, amore e musica – è l’invito del rocker -. Facciamo l’amore. L’amore e la musica".

È il momento dei bis. Anche in questo caso, però, non è come è già stato a Trento o a Milano. E non è come sarà presto a Roma, a Napoli o nelle altre date del tour. C’è Sally, i cui versi addobbano ormai da mesi la via Emilia sotto forma di luminarie. E,nel frattempo, sul palco sale anche Claudio ‘il Gallo’ Golinelli. "Un imolese di questo paese", per dirla con Vasco. Ecco Siamo solo noi, con il giro di basso nato proprio dalle mani del Gallo. Vita Spericolata, l’accenno di Canzone e Albachiara la cantano tutti fino a Faenza. È la sirena di chiusura: tutti in marcia per uscire dalla città in una notte mai così bianca.