Imprese agricole, calano le donne al timone

Tampieri (Cia): "Siamo passati dalle 481 del 2011 alle 370 del 2021. Le istituzioni dimostrino più impegno per formazione e supporto"

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di Mattia Grandi

Donne imprenditrici al timone. Una decisa ascesa a livello nazionale che viaggia con il freno a mano tirato ad Imola e nel circondario. Almeno per quanto riguarda il settore agricolo. Nulla di allarmante, anche perché è in atto un cambio generazionale, ma tra immortali stereotipi e la necessità di maggiori tutele si può e si deve fare di più. Ne ha parlato Luana Tampieri, da qualche settimana alla guida di Cia- Agricoltori Italiani Imola, nel contesto dell’incontro ‘Donne in agricoltura: potenzialità e criticità nel settore agricolo’ organizzato nei work cafè all’ex Bar Bacchilega. "La pandemia e la necessità di trovare nuove modalità di lavoro agile hanno portato un vantaggio – ha spiegato la neo presidente –. C’è consapevolezza del fatto che la conciliazione dei tempi vita-lavoro aumenta la produttività e crea benessere nei nuclei famigliari. E le persone felici lavorano meglio".

I numeri parlano chiaro e nel comparto agricolo italiano le aziende condotte da donne rappresentano il 28,5 per cento. Ma la strada è ancora in salita. Il gap culturale, sul pianeta rurale, associa ancora la figura femminile alla custodia della casa ed alle responsabilità della famiglia. "I dati della Camera di Commercio di Bologna relativi al circondario imolese registrano un calo tra le quote rosa titolari di aziende – specifica la Tampieri –. In dieci anni si sono perse 111 realtà. Siamo passati dalle 481 del 2011 alle 370 del 2021". Ma niente paura. "Le imprese associate Cia si attestano su un ottimo 26 per cento, poco al di sotto della media nazionale – precisa –. Alcune aziende passano di mano soltanto per sopraggiunti limiti di età della titolare. Un buon viatico in proiezione delle nuove generazioni. Le donne portano grande innovazione e gestiscono in maniera efficiente. Le qualità non hanno genere ma sono attitudini personali". Così dopo Imola, dove in casa Cia sono 105 le attività agricole a traino femminile, arriva la vallata del Santerno a quota 50. Trenta unità a Castel San Pietro Terme, 10 a Dozza, 7 a Castel Guelfo e 6 a Mordano. Età media delle professioniste? Tra i 40 ed i 45 anni con una predisposizione per l’area frutticola e vitivinicola. La maggior parte di loro subentra in corsa in aziende già esistenti. Ma servono più tutele. "Assegni irrisori di maternità e mansioni pretese tra casa, figli e genitori anziani – chiarisce la Tampieri –. Cresce la collaborazione della componente maschile ma il carico grava ancora sulle loro spalle". Soluzioni? "Maggiore disponibilità di asili nido, centri estivi e riconoscere una forma di accompagnamento per la persona che si occupa dei genitori anziani – conclude la neo eletta –. Formazione, supporto all’imprenditoria femminile e più spazio alle donne nei ruoli dirigenziali. Io non mi scoraggio, il cambiamento è iniziato e non si può fermare".