Lorenzo Gresini "Il sogno di papà continua Sarebbe fiero di tutto ciò che stiamo facendo"

Il figlio ricorda il campione di motociclismo e team manager morto per il Covid: "Sapeva sempre mettersi in gioco, ci manca il suo spirito"

Migration

di Mattia Grandi

Un anno senza Fausto Gresini. Si è fermata anche la polvere dentro la clessidra di un tempo che appare così lungo sfogliando le istantanee trascorse dopo quel maledetto 23 febbraio 2021. E’ tutto così veloce, invece, nel cuore di chi con l’assenza si confronta ogni giorno. E pesa come un macigno. Lorenzo Gresini, primogenito del compianto due volte iridato di motociclismo scomparso a 60 anni dopo una lunga battaglia col Covid, non ha ancora trovato un antidoto al dolore. Perché non esiste. Gresini, oggi ricorre il primo anniversario dalla morte di suo padre. "E’ stato un anno complicato per me e per la mia famiglia. La nostra fortuna è quella di essere uniti, abbiamo un grande obiettivo comune".

Quale?

"Il sogno di Fausto, la Gresini Racing. E pensare che lui, scherzando prima della malattia per esorcizzare il fato avverso, ci suggeriva sempre di vendere tutto e starcene in vacanza per il resto dei nostri giorni".

Occhio che da lassù ci sente.

"Sarebbe fiero di noi. Di tutto quello che abbiamo fatto e stiamo facendo. Non si sarebbe mai immaginato questo filone di continuità formato famiglia. Per noi è una grande soddisfazione".

Patemi compresi.

"Ci sono stati momenti di crisi. Attimi in cui ci siamo confrontati con qualcosa di più grande di noi. Non sapevamo dove mettere le mani perché mancava la sua guida. Ecco, in quel frangente, l’apporto delle persone che compongono la famiglia Gresini Racing è stato determinante".

E una super mamma Nadia.

"Continua a dare più del 100 per cento di sé stessa. E’ straordinaria e fa un lavoro enorme. Attinge la forza dalla stessa fonte dalla quale ci abbeveriamo anche noi ogni giorno. L’ho vista davvero presa per questa nuova avventura. E’ la sua rinascita".

Vi aspetta una stagione 2022 tra MotoGp, Moto2, MotoE e Civ.

"Con aspettative molto alte. Specie in MotoGp con una coppia di piloti (Bastianini e Di Giannantonio, ndr) sui quali aveva puntato forte mio padre. Poi c’è una Ducati convincente. Credenziali alte anche in Moto2 e MotoE, categorie che conosciamo bene e nelle quali ci siamo tolti anche qualche soddisfazione".

L’impegno nel campionato italiano?

"Fausto ci ripeteva spesso di voler restituire quella fortuna che aveva avuto da giovane. L’opportunità di diventare pilota. Il format tricolore è il palcoscenico ideale in tal senso".

Cosa le manca di più di lui?

"Il suo spirito e la sua contagiosa allegria. Si metteva sempre in gioco. Arrivava a casa dopo le lunghe trasferte motoristiche, si buttava sfatto sul divano ma non dimenticava mai di regalarci battute e sorrisi. E poi i suoi racconti di quel motociclismo romantico che non esiste più".

Non solo.

"Mi manca un punto di riferimento. I suoi consigli e le nostre piccole passioni in comune. Amo restaurare vecchie automobili e mio padre si faceva coinvolgere quando c’era da cercare qualche pezzo mancante".

E’ vero che ha ritrovato una sua vecchia auto?

"Sì, la sua Mercedes SL300 24 valvole usata all’inizio degli anni Novanta. Un mezzo a cui era molto affezionato. L’avevamo cercata insieme invano perché l’avrebbe ricomprata volentieri".

Così l’auto si è fatta trovare da lei…

"Sono risalito alla sua targa da una vecchia fotografia. Lui l’aveva venduta un mese dopo la mia nascita. Da una visura ho scoperto che era in vendita a Forlì ma adesso è qui con noi a casa".

State preparando un libro biografico per ricordarlo.

"Uscirà ad aprile. Ripercorre la carriera di mio padre ma da un’angolazione più intima. Praticamente domestica".

Lei si è fatto portatore di diversi messaggi educativi relativi alla pandemia.

"Viviamo in un periodo dove ci vuole attenzione. Il ritorno alla normalità non sarà facile per nessuno. Non dimentichiamo mai chi ha sofferto, chi soffre e chi se n’è andato troppo presto per colpa di questo maledetto virus".