Miele, annata in salita L’ombra della siccità sulla produzione 2023

Naldi (presidente dell’Osservatorio) teme un’altra stagione di difficoltà "Problemi non indifferenti sulle Alpi, va meglio in Emilia-Romagna".

Miele, annata in salita  L’ombra della siccità  sulla produzione 2023

Miele, annata in salita L’ombra della siccità sulla produzione 2023

Produzione nazionale aumentata rispetto all’anno passato, ma l’ultima estate è da dimenticare in tre quarti del Paese e nel 2023 si teme nuovamente per la siccità, con qualche speranza in più per i produttori della nostra Emilia Romagna. E’ questo il quadro che emerge dal report sull’andamento produttivo e di mercato del miele per la stagione 2022 redatto dall’Osservatorio Nazionale del Miele che ha sede a Castel San Pietro. Il primo e più importante aspetto da sottolineare è che, nonostante l’impatto negativo dei fenomeni meteo di inizio primavera e soprattutto nonostante la siccità estiva, la produzione nazionale è tornata a salire rispetto alle recenti annate calamitose con un valore stimato che supera le 23.000 tonnellate. Un risultato incoraggiante, dunque, ma che, è la sottolineatura del presidente dell’Osservatorio Giancarlo Naldi, deve fare i conti come sempre con le decisamente meno incoraggianti montagne russe climatiche che salvano stagioni e ne massacrano altre: "La primavera è stata più positiva di quella tragica dell’anno precedente, mentre l’inverno ha pagato caramente la siccità tremenda che ha lasciato quasi a zero alcune produzioni".

E qui Naldi entra nello specifico, restringendo il focus alla nostra zona, ad est di Bologna. "Dalla siccità si è salvata l’acacia, ma a pagare un prezzo carissimo sono stati il millefiori estivo in primis, che è una produzione forte da noi, così come la medica, e aggiungiamo anche il tiglio, decisamente scarso".

Si resta comunque, al di là di una primavera in crescita, decisamente al di sotto di quelli che sono i numeri di produzione attesi dagli apicultori. "Per esempio di tiglio si sono prodotti circa 5 chili al posto della decina attesa, 11-12 di castagno che non è stato tra i più penalizzati, ma bisognerebbe arrivare tra i 16 e i 18 chili". Un altro problema resta, sempre legato alla siccità, il nomadismo, "inevitabilmente praticato anche dagli apicultori della nostra zona per cercare colture altrove, che porta ad un impennata dei costi ai quali vanno aggiunti anche quelli per l’alimentazione di sostegno, che diventa indispensabile per sfamare e tenere in vita le famiglie quando il clima è troppo secco". Se è ancora troppo presto per pronosticare che 2023 sarà per il mondo del miele, va sottolineato che, almeno per quanto riguarda la nostra zona, c’è l’incoraggiante aspetto "di una siccità minore rispetto, per esempio, all’arco alpino. Questo ci fa ben sperare per l’imminente primavera, anche se ripetiamo, è troppo presto per fare ipotesi concrete".

Claudio Bolognesi