Montecatone, oltre un milione per la ricerca

L’istituto pronto a investire 320mila euro in aggiunta agli 800mila degli ultimi tre anni. Il dg Tubertini: "Possiamo fare di più"

Migration

Un investimento di 320mila euro nel prossimo biennio, che si sommano ai quasi 800mila euro messi in campo dal 2019 a oggi. Presentato ieri in Comune (nella foto) il piano triennale della ricerca dell’istituto di Montecatone, polo regionale per la riabilitazione intensiva delle persone con lesioni midollari nonché centro di riferimento in regione per le lesioni cerebrali acquisite e primo in Italia per capienza dell’unità spinale. Ben 35 i progetti inseriti nell’agenda della ricerca, venti dei quali già in corso. Strategici quelli, ‘in preparazione’, dedicati a eCrf (software finalizzati alla raccolta dati durante studi clinici), palestra robotizzata (in fase di ultimazione) per diagnosi e terapia nelle mielo e cerebrolesioni, big data, bio-banca delle gravi mielo e cerebrolesioni, telemedicina e teleriabilitazione.

"Implementare la ricerca con la creazione di una struttura e un piano dedicati è tappa di un percorso naturale iscritto nel piano strategico approvato nel 2019 dagli azionisti – spiega il direttore generale dell’ospedale, Mario Tubertini – che ha quale obiettivo il miglioramento qualità clinico-assistenziale dei pazienti. Montecatone ha autofinanziato con quasi 800mila euro queste attività e prevede di investirne circa 320mila nel prossimo biennio, ma crediamo si possa e si debba fare di più. Anche perché la flessione finanziaria e le sopravvenute priorità organizzative determinate dal Covid hanno imposto rallentamenti e ridimensionamenti".

In questa ottica, è ancora più urgente il cambio di veste per Montecatone. L’istituto è oggi una società per azioni a capitale interamente pubblico (l’Ausl ha il 99,44% e il Comune il resto), ma spinge da tempo per diventare un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per poter concorrere all’ottenimento di maggiori finanziamenti.

"Da soli possiamo ancora progredire, ma tutto non si può fare – aggiunge Tubertini –. Diventare Irccs, perciò, è una naturale, logica conseguenza di tutto questo. In più la trasformazione da privato a pubblico ci consentirà di partecipare ai bandi".

Dal canto suo, Laura Calzà, direttore dell’attività scientifica dell’ospedale, evidenzia il buon lavoro degli ultimi anni che ha incrementato il numero delle pubblicazioni sulle riviste scientifiche internazionali (11 nel 2019, 41 nel 2020 e 37 nel 2021). La provenienza extraregionale del 60% dei pazienti, secondo Calzà, sottolinea poi concretamente l’attrattività dell’istituto, dove, vengono accolte persone con criticità che difficilmente potrebbero essere trattate altrove. Centrale, per la ricerca, poter disporre di una riabilitazione intensiva e di un day-hospital dedicato soprattutto al rientro.