Piste ciclabili, c’è l’imbarazzo della scelta

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Claudio

Fargione*

Sono un ciclista, sono un appassionato. Chi a Imola viaggia spesso su due ruote non può che esser soddisfatto: la città – e parlo a livello di chilometri – offre una grande quantità di piste ciclabili, quasi paragonabile a quella delle regioni del nord Europa che permettono di mettere in evidenza bellezze della zona (vedi la da poco inaugurata ciclovia del Santerno) o di scoprire zone che altrimenti molti nemmeno noterebbero. La manutenzione è buona: un capitolo che quando si parla di bicicletta è fondamentale (sempre considerando lo stanziamento di fondi dedicati a questo tipo di mobilità). Una situazione che non è nemmeno paragonabile a quella che molto spesso è invece in provincia di Ravenna dove ci sono comuni con poche ciclabili e soprattutto al limite della praticabilità, così tanto da costringere i ciclisti a stare sulla strada per non rischiare di fare ciclocross.

Ma c’è un però. Quello che dovrebbe cambiare è la concezione: la ciclabile non è un ’tana liberi tutti’ dove i pedoni possono andare a zig zag, occupare il centro della strada, o dove i genitori possono mandare i bambini piccoli a pedalare senza alcuna regola. Sono situazioni che purtroppo vedo spesso e che mettono a rischio tutti. Bisogna che passi il messaggio che la ciclabile è una strada dove non circolano mezzi a motore, ma valgono le medesime regole. Dove giudizio, coscienza e rispetto per tutti gli utenti devono stare sempre al primo posto.

*Ciclista appassionato