Sulle tavole dei ristoratori, come nelle ceste della frutta dei consumatori. In Valsamoggia l’Uva Saslà cerca di riconquistare gli allori con cui un secolo fa quest’uva da tavola prodotta su un vitigno francese (lo Chasselas) dai Colli Bolognesi tra Bazzano, Savigno, Monteveglio e Castello di Serravalle veniva esportata in tutto il mondo. In questi giorni in Valsamoggia è al centro dell’ottava edizione della Festa dell’Uva Saslà che, promossa da Confesercenti con il contributo di Camera di commercio e organizzata dall’associazione Terre di Jacopino, per tutto settembre si sviluppa con numerosi eventi. Momento clou è stato il convegno sul tema: La Ristorazione e i Prodotti locali insieme per promuovere il Territorio. Nel teatro Frabboni di Savigno giovedì si sono confrontati produttori e storici, rappresentanti del Comune e tecnici di viticultura. "Si è creato – ha detto Federica Govoni, vice sindaca di Valsamoggia – un felice sodalizio tra produttori e trasformatori, enti locali e associazioni di categoria per promuovere l’Uva Saslà". Tanti i piatti a base di Saslà ideati nel corso della Festa dai cuochi di ristoranti come il Veratti (Crespellano) e il Perdavvero e Area del Gusto (a Bazzano), le trattorie Da Amerigo 1934 (a Savigno), Dai Mugnai, Del Borgo e Trebbi (tutte a Monteveglio) e gli agritur Ca’ Lunati (a Castello di Serravalle) e Ca’ Del vento (Monteveglio). "Con l’associazione Terre di Jacopino – ha rivelato Stefano Parmeggiani, presidente dei ristoratori Confesercenti di Valsamoggia e patròn della trattoria dai Mugnai – stiamo lavorando a un ricettario che sarà pronto per la prossima Festa. Tra i piatti preparati per questa edizione dai nostri ristoratori ce ne sono di gettonatissimi come il Risotto carnaroli con Zafferano, lavanda della Val di Venola e Uva passa Saslà o il Bombolone ripieno con Marmellata di Uva Saslà da vigna di 100 anni".
Nicodemo Mele