Virus cinese, a Imola in ansia anche le coop

Il presidente di Sacmi preoccupato: "Sono a rischio pezzi di fatturato". Cefla, lo stabilimento di Suzhou resterà chiuso fino al 10 febbraio

Paolo Mongardi teme ripercussioni a lungo termine negli affari della Sacmi

Paolo Mongardi teme ripercussioni a lungo termine negli affari della Sacmi

Imola, 1 febbraio 2020 - Gli effetti del Coronavirus tengono in apprensione anche la Sacmi. Il colosso cooperativo imolese è infatti presente con varie sedi in Cina. E nel Paese orientale dal quale è partita l’infezione che ha fatto scattare l’emergenza globale ha uno dei suoi punti di riferimento per l’export. In particolare per quanto riguarda la divisione packaging e le macchine per tappi. "Quello cinese è per noi un mercato molto importante – conferma il presidente Paolo Mongardi –. Abbiamo seguito la vicenda con grande attenzione fin dall’inizio. Le società sono chiuse per i festeggiamenti del Capodanno, i nostri lavoratori sono rientrati e chi ha preferito rimanere lì non è in situazioni di pericolo. Aspettiamo le disposizioni del Governo cinese per capire cosa accadrà nei prossimi giorni".

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Diversi , come si diceva all’inizio, i punti in cui Sacmi è presente nel Paese del Dragone. C’è una sede commerciale a Shangai, con circa 40 dipendenti, uno stabilimento a Changshu, dove lavorano in altri 40, e un grande impianto nella zona Sud della Cina, nella provincia di Guangdong, con oltre 300 addetti. "Rischiamo una perdita economica difficilmente quantificabile nell’immediato – avverte Mongardi –. Ci sono pezzi di fatturato che poi non si recuperano. In prospettiva, tutto dipenderà da come evolverà la situazione. Ma intanto per noi è un danno come lo fu nel 2003 con la Sars". E il problema ha varie sfaccettature. "Saremo costretti, stando attenti a non offenderle, a non accettare persone che vengono qui da noi in visita o per fare formazione – rimarca il numero uno della Sacmi –. Per adesso abbiamo emanato una direttiva che sospende le visite dei clienti".

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Insomma, lo scenario non è certo dei migliori. Ma a guardare con grande interesse a quanto accade in Cina, oltre alla Ceramica, c’è anche la Cefla. L’altro grande colosso cooperativo del territorio è infatti presente con un proprio stabilimento a Suzhou, a Ovest di Shanghai, attivo nel settore della finitura. Anche questo impianto, al pari degli altri, per direttiva del Governo cinese rimarrà chiuso fino a lunedì 10 febbraio. "Continuiamo a lavorare da remoto e non abbiamo particolari criticità", fanno sapere dall’azienda, ritenendo in questa fase ancora prematuro parlare di possibili ripercussioni economiche per Cefla. E questo sia per il lasso di tempo che è molto breve al momento e sia perché per la coop imolese guidata dal presidente Gianmaria Balducci il mercato cinese ha un peso totale del 4% come Gruppo.