VALERIO BARONCINI
Cultura e spettacoli

Gli Oasis in Autodromo a Imola nel 2005: i ‘portoghesi’, i tagli alla Beatle e Liam che esce insultando tutti

Immagini da un evento rimasto nella memoria, nell’anno dei 150mila per Vasco Rossi. Molti entrarono scavalcando le barriere. Finì con fischi del pubblico e lancio di oggetti

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Noel e Liam Gallagher sul palco dell’Autodromo di Imola all’Heineken Jammin’ Festival, la sera del 12 giugno 2005

Imola, 28 agosto 2024 – Andiamo a vedere Liam e Noel litigare di nuovo?", mi scrive Carolina in una chat. Resto un attimo interdetto, col telefono in mano e il cuore sospeso. Poi il flash: la testa va indietro, giugno 2005, autodromo Enzo e Dino Ferrari. Uno dei fratelli di cui sopra (Liam) lascia il palco, fra gestacci (i suoi) e fischi (del pubblico); l’altro (Noel), suona e intrattiene il pubblico in un concerto che finisce più come il ‘Karaoke’ di Fiorello che come un’edizione del Coachella.

Altro flash: sempre giugno ma 2000, uno dei fratelli proprio non arriva (Noel, d’altronde era stato preso a mazzate da Liam pochi giorni prima), e sul palco resta l’altro (il ‘mazziatore’) in un concerto di sudore e cori squarciagola. Euforia e degrado. Rabbia, fascino e tradizione.

Effettivamente, come dare torto a Carolina. Vuoi non andare a vederli litigare di nuovo? Whatsapp si surriscalda, ieri mattina, quando la notizia diventa ufficiale: gli Oasis tornano a suonare. La band simbolo del britpop, la band dei fratelli coltelli (Liam e Noel, appunto); la band che per due volte ha suonato a Imola, quando i concerti c’erano davvero al circuito, sotto l’egida Heineken Jammin’ Festival. Non è solo un tuffo negli anni Novanta degli idoli inglesi e dell’Imola pre-nuovo millennio (Patsi Kensit, i cappotti, i parka e le felpe Stone Island da copiare e prendere da Cantagalli o da Remo, gli hooligans, le Dr. Martens ai piedi, il taglio beatle che in molti ‘regaz’ faceva al massimo un effetto da prima Caterina Caselli, la birra Guinness, i boeri ai Circoli e la vodka shower da Renzo, le feste del River e Schumacher), è un’occasione di rivincita, di rinascita, di speranza.

"Ma non è che tornano anche a Imola?", scorre in chat. Ecco questo sarà difficile, anche perché non è che l’organizzazione di eventi musicali all’autodromo sia al momento il piatto forte della casa. Ma questa notizia (gli Oasis che tornano a suonare, per ora con una tournée tutta oltre la Manica) ci dà la posssibilità di ricordare un evento straordinario di questa città che non c’è più. Nostalgia, sì. Ma anche spinta a ripensare a quegli eventi facendo sì che tornino, ora che la Formula 1 è di nuovo a rischio.

Non vogliamo fare gli uccelli del malaugurio, ma dopo l’edizione 2025 del Gp sarà molto dura avere quella del 2026 (che ci spetterebbe come compensazione dell’anno dell’alluvione). Dunque, riprendiamoci quello che è nostro. Consci della difficoltà di un settore dove spesso le dinamiche ‘politiche’ condizionano le città scelte per le tournée e l’assenza di erba del Ferrari, sarà questo uno degli obiettivi più ambiziosi dell’Imola che verrà.

Ma torniamo agli Oasis. E ricordiamo. Prima il 2000: anno del signore della Battle of Imola dei Rage against the machine. Band che aveva appena rilasciato ‘The battle of Los Angeles’ e che cambiò quel titolo aggiungendo Imola con uno striscione appeso sul palco verde davanti alla Rivazza. Prima serata, dunque, bella cattiva. E seconda serata con gli Oasis. Forse più cattiva. Settimane di tira e molla (Vengono? Non vengono?), zuffe, botte. Poi arrivarono, ma a metà: solo Liam Gallagher sul palco, Noel a casa, a Machester. Un’ora e mezzo di concerto, con ‘Wonderwall’ inno, anzi, romanzo generazionale cantata a squarciagola dai 35mila in pista.

Passano cinque anni, siamo al 2005. Edizione incredibile, l’edizione dei record. Quella dei 150mila di Vasco Rossi, quella dei Rem di Michael Stipe, dei centinaia di ‘portoghesi’ capaci di entrare scavalcando (segreto mai rivelato ma noto a molti millennials, e non vi riveleremo oggi la porta d’ingresso dei desideri nell’autodromo del Santerno) e appunto del bis degli Oasis, Un bis condito dal ‘brivido’: già, perché esattamente a metà della hit ‘Champagne supernova’, Liam Gallagher si sfilò dalle orecchie le cuffiette e, dopo aver inveito contro qualche fan che lo aveva fischiato, contro i tecnici del suono e forse anche contro se stesso, scivolò nel camion, nel retropalco. Lasciando Noel, che dopo questa piazzata era parso un agnellino, solo sul palco a districarsi con le ultime canzoni (cancellata dalla scaletta la cover degli Who ‘My Generation’ e inserita ‘Little by little’). Ufficialmente Liam uscì "perché non aveva più voce", ci disse l’ufficio stampa.

Ma la verità poteva essere ben diversa: perché era vero che Liam nel pomeriggio si era fatto visitare al centro medico per una sospetta laringite (magari per essere ‘coperto’ dal punto di vista contrattuale), ma mentre lasciava il palco sparò una simpatica serie di intraducibili insulti in inglese. Rivolti un po’ a tutti. Ed ecco quindi che, alla fine del concerto, il pubblico si rivoltò: lanci di bottiglie, oggetti e fischi. Quello era l’Heineken degli Oasis. Titolammo in maniera, forse troppo severa, ‘Quando il rock è spazzatura’. Averne, oggi, del rusco così.