Lavoro Imola, i giovani e la chimera del posto fisso

L’indagine su un campione di 151 ragazzi tra 16 e 25 anni, ne dà il 78% precario

Il fisico Guido Tonelli attorniato dai giovani di Cms

Il fisico Guido Tonelli attorniato dai giovani di Cms

Imola, 1 dicembre 2018 - Sempre più precari, con una preferenza per la formazione scientifica rispetto a quella umanistica e maggiormente convinti, rispetto al passato, dell’utilità della scuola per il futuro lavorativo. Eccolo il ritratto dei giovani del territorio che emerge dall’analisi dei dati della quarta edizione della ricerca condotta da Primola in collaborazione con il Circondario e la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola. Il campione di 151 intervistati, rilevante (in termini statistici) e omogeneo rispetto alle precedenti rilevazioni, è stimabile nell’1,3 % circa del totale dei giovani dei dieci comuni del territorio, di età compresa fra 16 e 25 anni.

Cosa emerge dallo studio? Innanzitutto che cala, rispetto alla precedente analisi condotta nel 2016, il numero complessivo degli studenti: 43,7% contro il 59,9% di due anni fa. Minore, rispetto al passato, anche il totale di quanti si dividono tra i libri e il lavoro: dal 19,3% si scende infatti al 16,6%. Crescono invece – anche se questo dato preso da solo evidentemente non basta da solo per poter parlare di ripresa vera – i lavoratori: dal 15,2% del 2016 si passa infatti al 34,4% di quest’anno. Piuttosto stabile, infine, il numero dei giovani che non studia e non lavora neppure: 5,3%. Un dato, quest’ultimo, che secondo la ricerca di Primola indica una «tendenza diffusa» tra i giovani del circondario imolese che, anziché rimanere inoperosi, finché non trovano un lavoro continuano gli studi.

L’analisi conferma inoltre la già citata preferenza, da parte dei giovani, delle facoltà universitarie scientifiche rispetto a quelle umanistiche. In questo caso, relativamente al campione, sulla scelta è interessante rilevare l’alto numero di iscritti a Medicina e chirurgia, il 26% del totale di quanti frequentano a discipline scientifiche.

Su tale scelta incide certamente la consapevolezza che, nonostante la difficoltà e la lunghezza del corso di laurea, al termine il posto di lavoro si trova. Anche per quanto attiene alle scuole superiori si registra una discreta prevalenza di opzioni per gli istituti tecnici e professionali rispetto ai licei.

Sempre in tema formazione, aumenta la percentuale dei giovani convinti dell’importanza della scuola per il proprio futuro lavorativo: dal 64,8% del 2012 si è passati al 74,4% del 2014, al 76,6% del 2016 e infine all’84,1% di quest’anno.

«Questa tendenza – avvertono da Primola – è un elemento indubbiamente positivo, ma non trova riscontro con la domanda se la scuola serva per modificare le condizioni di vita, il numero di chi lo pensa scende al 68%. Forse è il segno di una certa disillusione che aleggia tra i giovani».

La nota più dolente della ricerca di Primola è però rappresentata probabilmente dall’alto tasso di precarietà. Coloro che lavorano a tempo indeterminato sono nel 2018 solo il 7,9% del totale, dato che sale al 21,4% se la percentuale la calcoliamo solo rispetto a chi un contratto ce l’ha. Il restante 78,6% di chi ha un lavoro dipendente resta però a tempo determinato. Magra consolazione, è però giusto rilevare che comunque questo dato è migliore di quello complessivo dell’Area Metropolitana.