
Il recanatese Roberto Tanoni
È una fredda serata dell’antivigilia di Natale quando Roberto Tanoni, noto recanatese da trent’anni alla guida di una compagnia teatrale e voce di una seguita trasmissione radiofonica locale, decide di tornare a casa a piedi dopo una giornata di lavoro. La sua passeggiata, però, si trasforma in un incubo.
"Mi piace camminare, anche con il freddo – racconta il recanatese –. Quella sera pioveva e avevo scelto un percorso più sicuro per evitare superfici scivolose, ma a Villa Teresa mi sono trovato davanti un marciapiede ostruito dai bidoni. Costretto a spostarmi, non ho notato una vecchia aiuola lasciata scoperta dopo l’abbattimento degli alberi. Il piede ha trovato un dislivello improvviso e sono caduto di peso a terra fratturandomi la parte superiore dell’omero destro, vicino all’articolazione della spalla".
La caduta non è stata solo fisicamente dolorosa: è stata un colpo al cuore. "Ero a terra, vicino a un parcheggio, ho provato a chiedere aiuto, ma nessuno mi ha soccorso. Le auto passavano, i palazzi erano pieni di luci accese, ma nessuno si è accorto di me che ero riverso a terra e che chiamavo aiuto. Sono rimasto lì, fra dolori indicibili, per circa 20 minuti".
Con il braccio impossibilitato a usare il cellulare, Roberto Tanoni ha trovato la forza di rialzarsi da solo, aggrappandosi a una ringhiera. Dopo una camminata faticosa, è riuscito a raggiungere la sua abitazione dove sua moglie lo ha accompagnato in ospedale. Qui è stato medicato e gli è stato fissato un intervento per sistemare la frattura. "Non è la prima volta che mi capita di cadere" racconta Tanoni rievocando un episodio simile avvenuto l’anno precedente. "L’altra volta era mezzogiorno, pieno giorno, eppure nessuno si è fermato per aiutarmi, anche se in quell’occasione sicuramente chi passava di lì non poteva non accorgersi di me che ero a terra. Mi chiedo dove sia finito quel senso di comunità che c’era ai tempi dei nostri padri".
La storia di Tanoni non è solo un racconto personale, ma anche un ammonimento sulle condizioni delle nostre città. "Strade malmesse, marciapiedi pericolosi, ma soprattutto indifferenza – dice con amarezza –. Non si tratta solo di sicurezza urbana, ma di solidarietà. Dove sono finite le persone disposte a fermarsi e aiutare?" Oggi il recanateseosta affrontando un percorso di riabilitazione, con la speranza di tornare presto alla sua routine. La sua vicenda è un invito a riflettere. "Il vero cambiamento deve partire da noi: dal fermarsi per aiutare, dal guardarsi intorno e prendersi cura degli altri, dalle istituzioni che devono avere più cura del marciapiedi e della sede stradale, a volte vere e proprie trappole. Solo così possiamo rendere le nostre città più umane".
Asterio Tubaldi