"Benedetto XVI, un incontro indimenticabile"

Il pediatra maceratese Antonio Castiglioni: emozione incredibile, sono stato uno dei pochi ad aver parlato con lui negli ultimi anni

"Benedetto XVI, un incontro indimenticabile"

"Benedetto XVI, un incontro indimenticabile"

di Chiara Gabrielli

"Non so dire bene che cosa abbia provato alla notizia della morte. So che ho perso un amico, un maestro, una delle persone al mondo che ho gradito di più". Era legatissimo a Papa Benedetto XVI e venire a sapere, sabato mattina, della sua scomparsa è stato per lui motivo di profondo dolore e grande commozione: Antonio Castiglioni, medico pediatra, maceratese, fratello di Pierfrancesco (capogruppo di Fratelli d’Italia), ha 82 anni e vive a Roma da quando ne ha 18, ma torna spessissimo nel Maceratese. Ha trascorso la sua vita lavorativa come primario al Bambino Gesù, nel ruolo di responsabile del reparto consulenza pediatrica servizi specialistici dell’ospedale. Poi, si è sempre occupato dei bambini poveri al dispensario di Santa Marta in Vaticano, prendendosene cura giorno dopo giorno, su richiesta della Santa Sede.

Nel 2020, l’incontro con Papa Ratzinger: così è stato esaudito uno dei suoi più grandi desideri. Ecco la storia: "Il giorno in cui sono andato in pensione, quando era ancora pontefice Giovanni Paolo II, mi hanno chiamato dal Vaticano – ricorda Castiglioni – e mi hanno chiesto se ero disponibile a svolgere servizio di assistenza pediatrica ai bambini del terzo mondo, per lo più extracomunitari e comunque bimbi poveri. La maggior parte sono africani, ma ci sono anche diversi peruviani e di molte altre nazionalità, di solito comunichiamo in un inglese stentato, in qualche modo va a finire che ci capiamo sempre". È un lavoro duro, anche perché i ritmi sono intensi, al punto che "quando è venuto a trovarmi Papa Francesco, di recente, gli ho fatto una battuta: ‘Santità, prima, quando ero al Bambino Gesù e venivo pagato lautamente, lavoravo tanto sì, ma vedevo 10 bambini al giorno, al dispensario invece arrivo anche a 30 visite’. E lui si è fatto una risata". Un servizio impegnativo, che però Castiglioni non esita a definire "bellissimo, perché lì si ha a che fare con i poveri, quelli veri. E con i piccoli ho un ottimo rapporto". Spiega che aveva due grandi desideri: "Percorrere il cammino di Santiago, cosa che ho fatto a 74 anni, e poi incontrare Benedetto XVI. Tra tutti i Papi, era il mio preferito, amavo profondamente Ratzinger. Il motivo? L’ho sempre sentito vicino a me, suonava il piano e anch’io lo suono, lui scriveva e anch’io nel mio piccolo sono uno scrittore, insomma avevamo tanti punti in comune e soprattutto mi piaceva quello che altri consideravano un suo difetto e cioè la discrezione, la lontananza dalla visibilità, dai mass media".

Così un giorno, mentre era in Vaticano per prestare servizio, Castiglioni ha chiesto al segretario di Ratzinger di incontrarlo. Il segretario "mi ha risposto con un no deciso, spiegando che era stanco e affaticato, non voleva essere disturbato. Il bello è stato che invece, dopo un anno, mi hanno telefonato dicendomi che Ratzinger aveva deciso di ricevermi. Siamo stati mezzora insieme, gli ho portato un piccolo dono, la conchiglia simbolo del cammino di Santiago. Lui mi faceva qualche domanda, ma soprattutto ascoltava, parlava poco, si vedeva che era sofferente. Poi mi ha benedetto per il bene che nella mia vita ho fatto alla Chiesa. Ho ancora impresso nella mente quando gli stringevo la mano. È stata per me un’emozione incredibile. So di essere stato uno dei pochi ad aver parlato con lui negli ultimi anni. Non lo dimenticherò mai".