"Che emozione riabbracciare i compagni"

Primo giorno di scuola, si torna in classe senza mascherina né distanziamenti: "Abbiamo aspettato a lungo questo momento"

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di Chiara Gabrielli

"Potersi riabbracciare, riavere vicinissimo il compagno di banco, rivedere i volti degli amici senza la mascherina, tutto questo è qualcosa di impagabile. Quanto abbiamo aspettato questo momento". Suona la prima campanella ed è una festa per tutti: studenti, personale Ata, professori, e presidi rivivono l’emozione del primo giorno di scuola, il primo senza le restrizioni imposte dalla pandemia. "Dopo due anni, a qualcuno dei miei ragazzi è cresciuta la barba – commenta, sorridendo, la professoressa Carla Marcatili, impegnata a far lezione di disegno e storia dell’arte nella 5 C allo scientifico Galilei –, oggi è stato tutto molto bello e tranquillo". Grande emozione anche per la preside Roberta Ciampechini, che porta i suoi auguri ai ragazzi delle prime: "Ho salutato i nuovi arrivati – spiega la dirigente – con un messaggio di accoglienza, dato che iniziano un percorso di studi che sarà lungo e importante, ma anche un messaggio di serenità. Ho sottolineato la presenza del dirigente a scuola e l’importanza di avere punti di riferimento, da individuare non solo nella sottoscritta, naturalmente, ma anche nei docenti e nel coordinatore di classe. L’anno scolastico riparte con il sorriso, è davvero una bella emozione". L’entusiasmo dei ragazzi è contagioso, si respirano felicità e allegria nei corridoi della sede centrale del Galilei, in via Manzoni: "Ci era mancato tantissimo il rapporto con i compagni – dice Alberto Nalli –, sentiamo emozioni contrastanti. Penso già al futuro, mi piacerebbe fare ingegneria meccanica o ingegneria informatica". Anche Carolina Villetti ha già le idee chiare: "Ho superato il test d’ingresso al Politecnico di Milano, mi piacerebbe frequentare ingegneria aerospaziale. Oggi, però, sono felice di essere qui e rivedere i compagni senza la mascherina, ci sentiamo più liberi". "Sono stati anni molto belli nonostante la pandemia – commenta Andrea D’Amico –, sono contento di iniziare un anno decisivo e concludere il percorso di studi, mi mancherà il rapporto con i compagni, i prof e il personale Ata. Dopo, vorrei fare giurisprudenza, mi piacerebbe lavorare in ambito diplomatico o nelle organizzazioni internazionali". Giovanni Marzioni è passato a scuola a salutare i professori, dopo che a giugno si è diplomato con lode: "L’importante è studiare con costanza per tutti e cinque gli anni, ora ho preso casa a Roma, frequenterò Fisica alla Sapienza. Sono emozionato all’idea di vivere da solo, ma mi mancherà la scuola, un mondo fatto di battute, scherzi, complicità non solo con i compagni, ma anche con i professori". Sabina Ascenzi insegna matematica e fisica allo Scientifico da 32 anni e si era diplomata proprio al Galilei: "Ricordo bene com’è il primo giorno, con i suoi timori e le difficoltà, quindi cerco di incoraggiare i ragazzi, di incuriosirli, dando regole e indicazioni. Insegnare comporta una grande responsabilità, oltre a trasmettere conoscenza è affascinante stare a contatto con i ragazzi, vederli crescere". Anche al classico Leopardi, in corso Cavour, i ragazzi sorridono e finalmente si abbracciano: "Questa giornata è strana ed emozionante – spiega Angela Tosiani –, è un po’ stressante perché si inizia a parlare di maturità. Amo la filosofia e in futuro mi piacerebbe fare la giornalista". "La sveglia è stata drammatica – scherza Alessia Rossetti –, ma è stato emozionante ritrovare i compagni". "Potersi riabbracciare, riprendere la fisicità è sicuramente un’ottima cosa – osserva Patrizia Zega, professoressa di greco e latino al Leopardi da oltre 20 anni –, ora cerchiamo di stare attenti, speriamo non ci sia una recrudescenza del virus, non ne possiamo più della dad. Oggi abbiamo accolto anche ragazzi nuovi, alcuni stranieri, questa scuola è sempre stata attenta e accurata nell’inclusione". "Eravamo abituati ormai a riconoscerci solo dagli occhi – dice Maria Letizia Scalpelli, professoressa di matematica –, che effetto rivedere ora il viso tutto intero. Ai ragazzi nuovi abbiamo illustrato il patto di corresponsabilità (contratto scuola-famiglia-alunno) e fatto fare un giro dell’istituto, mentre con la quinta si è parlato dell’esame".