Chiesa di San Giovanni riaperta dopo il sisma

Il vescovo Marconi: "Vederla senza impalcature è un’esperienza unica". La soddisfazione del sindaco

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di Giorgio Giannaccini

"Vedere la chiesa senza impalcature è un’esperienza unica, perché per me è stata la prima volta. Tutto questo è il frutto di una collaborazione tra le due parrocchie di Porto Recanati e la curia. Il campanile non è stato ripristinato, perché ci sono altre 52 chiese terremotate da mettere a nuovo e da buon padre di famiglia era giusto aiutare tutti. Ma finalmente riapriamo le porte ai fedeli". Così, ieri mattina, il vescovo di Macerata, Nazzareno Marconi, ha salutato la riapertura della chiesa di San Giovanni Battista, a Porto Recanati, chiusa per i lavori di restauro (tetto e interni) dei danni causati dal terremoto. Presenti diversi parrocchiani, l’amministrazione comunale di Porto Recanati, con in testa il sindaco Roberto Mozzicafreddo, la consigliera regionale Elena Leonardi, la Protezione civile, ma anche le autorità militari, carabinieri, Guardia di finanza, capitaneria di porto e polizia locale. Il vescovo Marconi, che ha celebrato il momento di liturgia insieme al parroco, don Gabriele Crucianelli, si è detto molto soddisfatto. "Sono arrivato qui nel 2014, quando nella chiesa, ormai da un anno, erano state montate le impalcature per via dei danni del terremoto (il sisma di magnitudo 4.9 davanti alla costa adriatica, ndr) – ha detto monsignor Marconi –. Non l’avevo mai vista nel pieno della sua bellezza. Con l’inizio dell’estate, spero che questo porti alla vera riapertura dell’edificio, dopo che nei mesi scorsi era stato chiuso per i lavori". L’ingegnere della curia diocesana di Macerata, Gianfranco Ruffini, non ha nascosto l’emozione. "C’è molta gioia e poi oggi vedo una comunità forte – ha detto –. I lavori sono stati complicati soprattutto per il tetto, perché la chiesa non è a navata e il tetto è stato sistemato a stralci". Felice anche il sindaco di Porto Recanati, Roberto Mozzicafreddo. "È una giornata di festa e ci riappropriamo di qualcosa che ci era stato tolto – le sue parole –. Sottolineo che i soldi per l’intervento di restauro non sono stati concessi con i fondi del sisma, ma dalla Cei e dall’unità pastorale. Questo sottolinea il grande senso di comunità, che ha portato al lieto fine. D’altronde, si tratta di un edificio storico, perché le fondazioni risalgono al Seicento". Don Gabriele Crucianelli ha poi sottolineato "che la riapertura è un segno della provvidenza, e ringrazio il Signore". "Il senso di comunità ora è più forte e suggella ciò che stiamo facendo con la Caritas, che sta assistendo 80 famiglie di malati e aiuta 130 famiglie bisognose del paese". Poi la benedizione del vescovo Marconi e l’apertura della porta, per una chiesa che sarà, di nuovo, a disposizione di tutti.