LUCIA GENTILI
Cronaca

"Cinema e teatro per rilanciare le Marche"

Lo scenografo tolentinate Lodovico Gennaro: sogno di valorizzare questa bellissima terra, ma con la pandemia è tutto più difficile

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di Lucia Gentili

Attraverso il suo lavoro cerca di "valorizzare un territorio che ha tanto da regalare". È la prima missione dello scenografo Lodovico Gennaro, 29 anni, originario di Tolentino, ma ora residente a Chiaravalle. Diplomato in scenografia all’Accademia di belle arti di Macerata, conta tra i suoi lavori principali per il teatro "Pesce d’aprile" con Cesare Bocci e Tiziana Foschi (2018) e "L’Italia chiamò" di Victor Carlo Vitale (2020). Per il cinema, invece, ecco "Non amarmi" di Marco Cercaci (2021) e "Come niente" di Davide Como con Franco Oppini. Quest’ultimo film, girato tra Valfornace, Camerino e Muccia, da venerdì scorso è disponibile su piattaforme online.

Gennaro, quando e come è iniziata la sua passione per il cinema e per il teatro?

"La mia passione per lo spettacolo è cominciata da ragazzo in un oratorio di Tolentino, la domenica sera, provando copioni e assaporando la prima polvere di palcoscenico. Allora ero convinto che recitare fosse la cosa più bella del mondo, l’emozione che provavo prima che si aprisse il sipario per me era qualcosa di davvero ineguagliabile. Quando mi sono trovato a scegliere che cosa avrei fatto da grande, c’è stato uno spettacolo in particolare che mi ha aiutato a capire che l’unica cosa che desideravo era di stare su un palcoscenico, a prescindere da quale lavoro mi ci avrebbe portato: "Equus", di Peter Shaffer, per la regia di Sauro Savelli. È stato proprio allora che ho deciso di iscrivermi all’Accademia di belle arti di Macerata, dove è nato l’amore per un mestiere tanto nascosto quanto evidente agli occhi, soprattutto nel cinema".

Questa passione le è stata trasmessa da qualcuno?

"Mi ritengo privilegiato nell’avere avuto come insegnante lo scenografo Benito Leonori. Una volta laureato, mi ha permesso di fare la prima esperienza di lavoro come suo assistente per le stagioni della lirica al teatro Pergolesi di Jesi. Ed è stato proprio in quel teatro che ho scoperto, come dice Peter Brook, che "il dettaglio è il segreto". È stata un’esperienza indimenticabile".

Che cosa significa fare lo scenografo nel periodo della pandemia?

"Per molti progetti che sto seguendo, da marzo del 2020 a oggi, è stato un continuo susseguirsi di rimandi e attese, ovviamente per colpa dell’andamento dei contagi. Il film "Come niente", girato a giugno dell’anno scorso, è il frutto di una produzione estremamente coraggiosa. Purtroppo il tempo del coraggio è arrivato al termine, gli operatori della cultura hanno bisogno di una pianificazione delle attività a lungo termine, che dunque non può essere reinventata di settimana in settimana".

Progetti in cantiere?

"Le Marche sono un territorio in fermento, che ha grande voglia di raccontarsi. Ho molti progetti per le mani, tra cui altri film da girare nella zona, che non attendono altro che vedere la luce".

Si può fare questo lavoro in Italia e ha in mente qualcosa legato al territorio in cui vive?

"Amo questo mestiere e amo anche la mia terra. Quello che cerco di fare attraverso il mio lavoro è proprio di valorizzare un territorio che ha davvero tanto da regalare, che sia sullo schermo o sull’asse di un palcoscenico. Ben venga, quindi, una professionalità che sappia di Marche".