Covid Macerata, il primario: "Difficile dimettere molti anziani positivi"

Sicolo, responsabile dell’Emergenza-Urgenza dell’Area Vasta: "Dobbiamo trattare con le famiglie che non li rivogliono per paura o per altri motivi"

Domenico Sicolo (foto De Marco) dirige il Dipartimento di Emergenza dell’AV3

Domenico Sicolo (foto De Marco) dirige il Dipartimento di Emergenza dell’AV3

Macerata, 26 luglio 2022 - "Abbiamo anziani positivi al Covid che sono stati adeguatamente visitati e trattati. Per quanto ci riguarda possono essere dimessi dall’ospedale, non ci sono criticità che giustifichino ulteriormente il ricovero. Il problema è che dobbiamo ’trattare’ con le famiglie in cui vivono perché, almeno per ora, non li rivogliono a casa". Domenico Sicolo, primario del pronto soccorso dell’ospedale di Camerino, nonché direttore del dipartimento di Emergenza-Urgenza dell’Area Vasta 3, evidenzia una situazione che – davvero – suscita più di una preoccupazione.

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"Non mi chieda perché ci sia questo atteggiamento. Forse, i familiari temono di essere infettati o forse ci sono altri motivi, non so. Ma resta il fatto che in ospedale non si sta se non ce n’è più bisogno, si torna a casa. Lei capisce che questi casi ci mettono in seria difficoltà. La positività al Covid, infatti, in soggetti anche paucisintomatici, con pochi sintomi e non gravi, mediamente dura una decina di giorni. Se dovessimo trattenere in ospedale tutti gli anziani che – ripeto – stanno bene, fino a quando non risultano negativi al Covid, il sistema non reggerebbe a lungo". Non solo perché i posti disponibili per i pazienti Covid sono – ovviamente – limitati, ma anche perché ci sono altre persone, affette da altre patologie, alle quali va garantito lo stesso diritto di accesso alle cure e all’assistenza. All’ospedale di Camerino, a dire il vero, Domenico Sicolo e il suo staff sono riusciti ad attrezzare una stanza aggiuntiva per i pazienti Covid, ma che non basta rispetto agli accessi continui in pronto soccorso, e la cui utilità rischia di essere vanificata dalla difficoltà a dimettere persone che non hanno più bisogno di essere ricoverate. Questo il fatto in sé, nel contesto della pandemia, che però non può nascondere un "modo di fare" già emerso negli anni pre Covid. Nel periodo estivo, infatti, per un qualche problema specifico (insufficienza respiratoria, disidratazione, ecc.) si registra un aumento degli accessi in ospedale di anziani che, poi, si fa fatica a dimettere e che spesso vengono trasferiti in strutture di lungodegenza. Senza girarci intorno: la sensazione è che i nostri vecchi, d’estate, vengano talvolta vissuti come un problema, un "impiccio".

Al di là di ogni valutazione che ognuno può liberamente fare, e senza voler giudicare i comportamenti di nessuno, una cosa è certa: il "problema" non può essere scaricato sul sistema sanitario, che è tenuto a erogare servizi e prestazioni. Tra questi c’è anche il ricovero, ma quando questo è davvero necessario: non può essere utilizzato seguendo la logica delle proprie comodità ed esigenze personali.