
"Dimenticano Leona Woods?. Ci penso io a farvela conoscere"
CAMERINO
di Lorenzo Monachesi
"Sono rimasta delusa e sorpresa all’anteprima del film Oppenheimer (vincitore di cinque premi Oscar) perché non c’è il minimo accenno a Leona Woods, ma come si fa?". È quanto dice la fisica Gabriella Greison, che è anche scrittrice e attrice.
"Però – aggiunge – almeno ce l’ho io la storia di questa scienziata membro del Progetto Manhattan e l’ho raccontata non solo nel libro “La donna della bomba atomica“ ma la sto portando in scena nei teatri".
Alle 11 di domani sarà nella sala convegni del campus universitario di Camerino dove parlerà di questa incredibile donna che ha fatto parte di quel team che ha realizzato la bomba atomica.
Greison, ma chi era Leona Woods (1919-1986)?
"Una fisica statunitense laureatasi a 18 anni in fisica nucleare e a 23 ha fatto un dottorato. Era bravissima nella rilevazione delle particelle nel vuoto ed è stata la più giovane componente del Progetto Manhattan; ha lavorato al più grande evento scientifico della storia dell’umanità".
È stato semplice trovare materiale su questa donna?
"Affatto. Nessuno ne sapeva niente, non c’era una biografia e così mi sono messa a fare domande, a cercare informazioni, a leggere negli archivi, a cercare in altre biografie".
Lei è stata negli USA per cercare materiale, perché ha scritto il libro in forma di diario?
"I diari sono capaci di aprire sentieri nelle foreste e poi mi è piaciuto raccontare questa storia a lieto fine perché lei si è realizzata nella scienza. Nella sua storia mi sono anche un po’ riconosciuta: io, una fisica nucleare che lavoro in un ambiente prettamente maschile, raccontando lei parlo anche di me".
A proposito, quali sono stati i commenti di amici e amiche quando lei si è iscritta alla Statale di Milano per studiare fisica nucleare?
"Mi guardavano stupiti, e c’è stato qualcuno che addirittura mi ha detto “Ma sei così bella!“, come per farmi capire che avrei dovuto fare altro in quanto la fisica è da uomini. Cosa avrei dovuto fare, la velina? È frutto di una mentalità assurda".
Ha scritto un libro su Leona e in precedenza aveva fatto lo stesso con Mileva, la moglie di Einstein: cerca di dare un riconoscimento a queste donne?
"Leona rappresenta la vendetta di Mileva che ha avuto due figli e le è stata tolta la possibilità di diventare una fisica. Ho fatto mia questa battaglia e Leona ha dimostrato che è possibile essere una scienziata di altissimo livello e una madre, lei tra l’altro ha partorito durante il Progetto Manhattan".
Qual è stata la scoperta più sorprendente su Leona Woods?
"La sua ironia, la battuta pronta e la capacità di rispondere a tono, tutto ciò nasce da un senso anche di ingiustizia. Come quando le chiedono “Ma una sola donna in un gruppo di 15 uomini non è sproporzionato?“ e lei risponde “Erano solo 15 ma erano bravi“".
Lei ha portato lo spettacolo negli Usa?
"No, sono stata in Belgio e ho iniziato un lungo tour che toccherà molte città e confido di arrivare negli Stati Uniti".
Cosa le hanno confidato spettatori e lettori?
"Che è una storia capace di promuovere il cambiamento. La gente ha bisogno di una scintilla per accendere il fuoco e c’è chi ha preso il coraggio da Leona per fare dei cambiamenti che aveva intenzione di fare".
Perché la chiamano la rockstar della fisica?
"Perché faccio teatro e ogni volta è soldout. Adesso racconto la bomba atomica come nessuno ha mai fatto, ma studio ancora fisica quantistica".