Dopo il virus l’incubo degli aumenti

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Pierfrancesco

Giannangeli

Tra chi vive in baracca e chi suda il salario, c’è pure chi ruba pensioni e chi ha scarsa memoria (quelli sono molti), ma c’è anche chi vuole l’aumento, e per fortuna che il cielo è sempre più blu. Parafrasando un Rino Gaetano d’annata, era il 1975, ci si accorge che poco è cambiato da allora, se non che il cielo non è poi così blu come un tempo, anzi il tempo è peggiorato dallo smog e quindi manco ci si può sentire meglio con il naso in su. Adesso, se guardi per aria, il colore è incerto. Così, tra chi vuole l’aumento, c’è chi se lo sogna e non l’avrà mai, e chi lo pensa e un attimo dopo lo ottiene perché la materia prima è la sua, o è il padrone delle ferriere, oppure ci sa speculare sopra benissimo. Aumento: la parola è diventata un incubo in quest’anno che doveva essere quello di uscita da una pandemia che ha fatto rima con economia (globale e personale) e psicologia (collettiva e individuale) prese a martellate con tutte le destabilizzanti conseguenze del caso, e invece ancora non è finito proprio niente. Anzi, per non farci mancare nulla, ecco una guerra quasi sulla porta di casa che ha fatto impazzire il mercato energetico per la gioia di chi sa manipolarlo, e, questi dentro casa, una recente alluvione e un terremoto nell’ultima settimana, causa di un altro aumento, quello dell’ansia. Per restare sul pezzo, a Macerata di aumenti si parla da giorni, e sono quelli dei parcheggi: giù un diluvio di parole contrapposte, di raffinati distinguo, di dotte esegesi economiche, tutte cose molto apprezzabili, ma che non hanno cambiato la sostanza delle cose. Cioè gli aumenti e il relativo malumore per un’altra uscita in più da un portafoglio sempre più blu di rabbia, ma almeno il colore è in tono con le strisce. Se la cottura a fuoco spento è sembrata una tecnica salvifica per risparmiare su gas e luce, qui da noi il problema adesso è diventato l’auto a motore spento. E quindi la vetturetta dove la metto? Dove la metto non si sa. Ah, caro Modugno!