LUCIA GENTILI
Cronaca

Follia no vax a Macerata, i medici: "C’è chi minaccia di denunciarci"

I dottori di base dopo l’aggressione nello studio di Laura Sarnari: siamo a un punto di non ritorno, anche sanitari nello zoccolo duro

Il medico Andrea Mosca con un carico di vaccini contro l’influenza (Calavita)

Il medico Andrea Mosca con un carico di vaccini contro l’influenza (Calavita)

Macerata, 13 febbraio 2022 - I medici della provincia esprimono solidarietà alla collega di Macerata Laura Sarnari, vittima dell’aggressione in studio da parte di un’operatrice sanitaria per l’esenzione da vaccino negata. E sottolineano come, dall’introduzione dell’obbligo del Green pass e soprattutto in vista della scadenza della validità del certificato di esonero al prossimo 28 febbraio, si respiri un clima più teso. "Non ho vissuto episodi eclatanti come quello accaduto a Macerata – esordisce il dottor Andrea Mosca, coordinatore dell’equipe territoriale di Tolentino –, ma ho ricevuto tre minacce di denuncia. Non parlo di pazienti che chiedono informazioni di fronte a qualche dubbio, ma di chi si presenta con un plico di fogli, fantomatiche leggi e pretese" .

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"Ad esempio – prosegue – c’è chi mi ha chiesto di prescrivergli 64 analisi di laboratorio per escludere eventuali malattie, con l’esenzione P03 (la quale si applica solo in determinati casi, come per una visita allergologica se in precedenza è stata rilevata un’allergia grave al vaccino). Dei 64 esami, per alcuni non si trova neanche la nomenclatura. Qualcun altro, invece, voleva che gli prescrivessi il vaccino, col fine di addossare a me, medico prescrittore, eventuali responsabilità (senza escludere effetti collaterali di lieve entità come febbre o dolore al braccio). E c’è pure chi chiede un certificato sulle condizioni generali, del tipo "scriva come sto, dottore". Dai miei no (detti dopo essermi confrontato con l’Ordine dei medici e i suoi legali) sono arrivate le minacce di denuncia. Non denunce. Anche altri colleghi segnalano situazioni di questo genere. Le richieste sono in crescendo".

Il dottor Mosca dice di essere dispiaciuto perché "ne va del rapporto fiduciario tra medico e paziente". "Capisco sempre più il collega Amedeo Giorgetti di Recanati, che assicura ai pazienti no vax di curarli ma poi di ricusarli, invitandoli a scegliere un altro dottore – prosegue Mosca –. Lo zoccolo duro poi sarebbe costituito da professori, sanitari e forze dell’ordine". "Entrare in conflitto con i propri pazienti è la cosa più brutta – afferma il dottor Fabrizio Paparoni, coordinatore di equipe territoriale per San Ginesio/Sarnano –. La scadenza del 28 febbraio genera apprensione nella gente; da un punto di vista umano è ovvio che per noi è un dispiacere se qualcuno perderà il lavoro. Ma noi non possiamo fare altro che eseguire la legge, e la legge è chiara. Per alcuni casi dubbi, ho interpellato il comitato tecnico regionale e ho richiesto consulenze specifiche. La risposta è stata quasi sempre favorevole al vaccino. Per fortuna non ho avuto problemi con i pazienti finora, ma tutta questa situazione rappresenta un’ulteriore spallata per la medicina del territorio, già in carenza".

Da diverso tempo è stato lanciato un sos medici di base per la difficoltà di sostituire chi va in pensione. "Siamo noi medici di famiglia a doverci interfacciare con la popolazione – aggiunge Paparoni – e questo clima conflittuale di certo non aiuta". "Siamo arrivati ad un punto di non ritorno – aggiunge il dottor Paolo Accattoli di Macerata –. Un conto è il confronto tra opinioni diverse, il dialogo, parlare con i dubbiosi, ci sta anche che un paziente che non è d’accordo si alzi e se ne vada. Un altro è l’aggressione, tra l’altro da parte di un’operatrice sanitaria, verso chi fa il suo lavoro. Ormai il problema più che clinico è diventato mentale, con l’inasprimento dei rapporti umani tra fazioni, come guelfi e ghibellini. Anche quando la pandemia sarà finita, la cicatrice mentale rimarrà per diverso tempo". "L’emergenza ha fatto venire meno l’abitudine al confronto e alla convivenza – conclude il dottor Tommaso Claudio Corvatta di Civitanova –, aumentando l’uso dei social, dove ci si esprime senza remore".