Guanto speciale per chi ha difficoltà a parlare. "Diamo voce ai movimenti della mano"

Il progetto dello spin-off Limix dell’Università di Camerino, via alla sperimentazione per bimbi autistici e persone colpite da ictus

Il guanto speciale è sperimentato sui bambini affetti da disturbo dello spettro autistico

Il guanto speciale è sperimentato sui bambini affetti da disturbo dello spettro autistico

Camerino (Macerata), 15 aprile 2021 - Un guanto elettronico, che aiuta a parlare chi ha difficoltà a farlo. Il progetto innovativo coinvolge un team di fisiatri, fisioterapisti, logopedisti, bioingegneri, informatici, matematici e statistici ed è in fase di test su bambini con disturbo dello spettro autistico e su adulti con afasia da ictus. Il guanto rappresenta dunque una protesi per la comunicazione e uno strumento di riabilitazione.

Si chiama "E-Glove" ed è frutto del gioco di squadra tra la società capofila Limix, spin-off scientifico dell’Università di Camerino, Jesilab, società di Kos Care che gestisce il centro Myolab di Jesi, e Acme Lab di Ascoli. È entrato nell’importante fase della sperimentazione sul campo, con i pazienti.

Come funziona il guanto speciale

Si tratta di un guanto sensorizzato: raccoglie i dati ad alta frequenza tramite i sensori inerziali (accelerometro, giroscopio e magnetometro) e li pre-elabora per capire se l’utente vuole dire qualcosa. I dati sono quindi inviati tramite Bluetooth a uno smartphone, che contiene un database con i gesti personalizzati dell’utente. Un algoritmo li certifica e permette di capire se il gesto fatto è tra quelli registrati; se c’è, traduce a voce con un sintetizzatore vocale. In pratica, il dispositivo capisce se la persona vuole dire qualcosa e che cosa vuole dire: è un guanto indossabile, capace di tradurre i gesti delle mani in parole o frasi in tempo reale. Il progetto, divenuto realtà con il cofinanziamento del fondo europeo di sviluppo regionale, aiuta chi ha esiti da ictus, pazienti emiplegici (con paralisi) che hanno difficoltà a usare i più comuni canali comunicativi, soprattutto la forma orale.

Sperimentazione

Ma anche giovani e bambini con autismo non verbale. La tecnologia è nata nei laboratori Unicam: l’ideatore è Francesco Pezzuoli, 29 anni, ora presidente di Limix. Il guanto permetteva, in origine, la traduzione del linguaggio dei segni; l’impegno dei ricercatori, coordinati dai docenti, ha permesso una continua evoluzione del prototipo fino all’utilizzo in ambiti sanitari e della riabilitazione. Il guanto ha ricevuto il Rome Prize al Maker Faire 2016 e il premio nazionale Anci 2019. "Per il 2022 – spiega Pezzuoli, che ha iniziato questa avventura con l’amministratore delegato di Limix, Dario Corona – mi auguro che il prodotto inizi a essere commercializzato. Grazie al confronto con la parte clinica, come il dottor Massimo Vallasciani dell’istituto di riabilitazione Santo Stefano, abbiamo deciso di partecipare al bando. In base ai feedback dei logopedisti, modifichiamo il sistema per creare un prodotto finale da certificare e immettere sul mercato. Si tratta di tecnologia a impatto sociale. Il nostro obiettivo è di aiutare a comunicare ed esprimersi. I riscontri da parte delle famiglie dei bambini per ora sono confortanti. Ringrazio tutto il team e la dottoressa Marika Pane del Policlinico Gemelli".

"Abbiamo iniziato la sperimentazione in autunno – aggiunge il dottor Vallasciani, responsabile del laboratorio innovazione tecnologica in riabilitazione e direttore del centro Santo Stefano di Foligno –. Per ora le verifiche stanno andando bene, sia negli adulti che nei bimbi. Dall’incontro tra noi e i produttori è nata una nuova applicazione per il guanto. L’ideale sarebbe che il prodotto fosse usato sia in campo sanitario che privato".