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Giornata del medico, il presidente Mari: "Non siamo costi su cui risparmiare, ma risorse su cui investire"

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di Franco Veroli

"Non possiamo costringere questa professione ad adattarsi alle esigenze economico-finanziarie. Il diritto alla salute e il lavoro dei medici non sono costi su cui risparmiare, ma risorse su cui investire. Questo non vuol dire che non vogliamo rispettare le regole che governano il sistema sanitario nazionale e la sua sostenibilità. Ma siamo professionisti, non tecnici della salute". Con queste parole Romano Mari, presidente dell’Ordine provinciale di Macerata, ha aperto la "Giornata del medico" svoltasi nell’aula sinodale di via Cincinelli, alla presenza di autorità religiose, civili e militari (tra gli altri vescovo, prefetto, sindaco, vice presidente della Regione e vice presidente della Provincia, i comandanti provinciali di carabinieri e guardia di finanza, i comandanti dei vigili del fuoco e dei carabinieri forestali, il vice questore vicario). E’ stato, il suo, un discorso appassionato, con il quale Mari ha rivendicato la centralità della figura del medico, proiettandola verso il futuro, ma con un avvertimento: "Fare il medico è una sfida impegnativa che richiede preparazione, serietà, dedizione, sacrificio, competenze scientifiche e sempre più tecnologiche, basti pensare alla digitalizzazione, alla telemedicina, alla intelligenza artificiale. Ma un buon medico è colui che sa ascoltare prima l’uomo, poi il malato-paziente". Il presidente ha quindi evidenziato le criticità del sistema sanitario, messe in luce e amplificate dalla pandemia. "Carenza di personale, carenze organizzative sul territorio, medici di famiglia, pediatri di libera scelta e continuità assistenziale, almeno all’inizio, lasciati soli. Non avevamo un modello, si è dovuto costruirlo giorno dopo giorno. Ma non ci siamo tirati indietro. In Italia sono 380 i medici che hanno pagato con la vita, tra questi Francesco Foltrani di Cingoli". In questo contesto, la professione del medico è tornata ad essere considerata strategica, ma "chi lavora negli ospedali ha visto aumentare a dismisura i carichi di lavoro, con stress fisico e psichico che ultimamente lascia spazio solo alla fuga dalle strutture pubbliche, mentre i medici di base sono stanchi e stressati, tanto che un medico su tre, se potesse, andrebbe in pensione domani". Mari ha anche sottolineato che, nonostante l’impegno delle istituzioni, resta molto alto per medici, infermieri e operatori sanitari il rischio di subire aggressioni. "A raccontare le loro drammatiche esperienze sono soprattutto i colleghi e le colleghe della Guardia medica e del pronto soccorso". Gli ordini dei medici hanno fatto sempre la loro parte: nel difendere con fermezza l’utilizzo dei vaccini, nel battersi per aumentare le borse di studio per la specializzazione (da 5mila a 14mila) e per i corsi di formazione di medicina generale (da 900 a oltre 2mila). "Dobbiamo considerarci tutti protagonisti di una nuova stagione – ha concluso Mari - dobbiamo riprendere la nostra autorevolezza pro-fessionale per garantire a tutti il diritto alla salute, che non è un diritto di cittadinanza, ma un diritto di umanità, che ci spetta in quanto persone". Ai laureati da 50 anni è stata consegnata una prestigiosa pergamena dello Studio Malleus di Recanati con un distintivo d’onore d’oro dell’Ordine, ai nuovi iscritti una pergamena di accoglimento.