"Infermieri, servono master e più rispetto"

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"Oggi l’infermiere è un professionista di primo livello, ma questo lavoro non è più attrattivo per i giovani, tant’è vero che si laureano più medici che infermieri. Nonostante quanto dimostrato con il Covid, nonostante il grande risalto mediatico avuto con la pandemia, i giovani preferiscono fare altre scelte". E’ quanto affermato da Sandro Di Tuccio, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche (Fnopi) della provincia di Macerata nel corso dell’incontro "L’infermieristica: da ieri ad oggi, pensando al domani", organizzato dal Comitato Sanità Macerata e svoltosi ieri pomeriggio all’auditorium della biblioteca Mozzi - Borgetti. Di Tuccio ha fatto un vero e proprio excursus storico sulla professione dell’infermiere, sin dalla nascita del regno d’Italia, per arrivare alla situazione attuale, per poi soffermarsi proprio sulla necessità di iniziative concrete per fare in modo che i giovani tornino ad avvicinarsi a questa professione. "A questo scopo – ha evidenziato Di Tuccio - la Fnopi ha chiesto a tutti i 460mila infermieri italiani come vogliono che la professione si trasformi ed evolva, sia per adeguarsi alle necessità future del sistema salute che per ritornare ad essere apprezzata dalla giovani generazioni. E emerso che è necessaria una formazione più specialistica dopo quella di base; servono master universitari; bisogna creare la specializzazione in alcuni ambiti specifici, in modo da avere un infermiere più formato e con competenze avanzate, favorendo anche la libera professione per un professionista sempre più adeguato alle necessità dei cittadini". Naturalmente serve anche altro, visto che non pochi degli infermieri iscritti all’ordine della provincia di Macerata (sono quasi 2.400), lavorano all’estero, in particolare Gran Bretagna, Olanda, Germania, dove possono contare su migliori condizioni di lavoro e retribuzioni più pesanti. E serve anche più rispetto del ruolo: aggressioni verbali, psichiche e talvolta anche fisiche, specie nei confronti degli infermieri che operano in pronto soccorso, sono troppo frequenti.

Franco Veroli