L’Arpam: campionatori d’aria a Sforzacosta

Paola Ranzuglia, responsabile del dipartimento: "La nube provocata dall’incendio si è dispersa verso l’alto, martedì i primi risultati"

I tecnici dell’Arpam nello stabilimento col direttore Giampaoli (foto Calavita)

I tecnici dell’Arpam nello stabilimento col direttore Giampaoli (foto Calavita)

 

Franco Veroli

«Siamo intervenuti questa mattina (ieri mattina, ndr ), non appena ci hanno chiamati. Abbiamo posizionato subito due campionatori ad alto volume nella frazione di Sforzacosta, per cercare delle eventuali sostanze inquinanti nell’aria". Paola Ranzuglia, responsabile del servizio territoriale dell’Arpam di Macerata, sottolinea come l’agenzia per la protezione ambientale cercherà di capire quali siano stati i possibili effetti del rogo che ha interessato il capannone del trattamento biologico meccanico della raccolta indifferenziata dell’impianto del Cosmari. "Attraverso i campionatori – specifica Ranzuglia – possiamo rilevare nell’aria le quantità di diossine e furani, idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti e Pm10. I primi filtri sono esaminati dopo 24 ore, poi si fa un altro campionamento. Rispetto alle polveri sapremo qualcosa già da martedì, mentre ci vorrà più tempo per l’analisi delle altre sostanze". La ricostruzione di quanto accaduto e l’intervento immediato dei vigili del fuoco, che nell’arco di circa un’ora hanno domato e spento l’incendio, inducono però all’ottimismo. «Da quanto abbiamo potuto verificare, anche in considerazione delle buone condizioni meteo, la nube prodotta dall’incendio non si è concentrata, ma si è dispersa verso l’alto", sottolinea ancora la responsabile dell’Arpam. Ma, come sempre, non si vuole lasciare nulla di intentato, a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente, su cui l’Arpam di Macerata vanta una lunga e consolidata esperienza maturata anche dopo l’incendio, ben più grave, che il 9 luglio del 2015 interessò la catena di selezione dello stesso impianto del Cosmari. Gli operatori dell’Arpam hanno anche effettuato un sopralluogo nello stesso capannone, e hanno potuto accertare che erano state condotte adeguatamente le procedure inerenti alle acque di spegnimento, rispetto alle quali non c’è alcun rischio di inquinamento. "Sono state raccolte e versate in due cisterne conservate all’interno dell’impianto – evidenzia la Ranzuglia, responsabile del dipartimento territoriale –, per essere poi gestite e trattate come rifiuto liquido dal Cosmari". Insomma, anche se la mente è di riflesso tornata al rogo di quasi sette anni fa, è chiaro che quella odierna è una situazione ben diversa . Non soltanto perché quello di ieri è molto più circoscritto, ma soprattutto perché l’immediata entrata in funzione dell’allarme e del sistema antincendio di spegnimento automatico hanno consentito di domare le fiamme in tempi rapidi, riducendo rischi e conseguenze negative. Nel 2015, bruciò l’intero deposito del multimateriale e le fiamme, alte anche dieci metri, si svilupparono su un’area di circa quattromila metri quadrati, con una densa e oscura nuvola di fumo sulla provincia. Per spegnere l’incendio, ci vollero diverse ore e un impiego massiccio di vigili del fuoco provenienti da Macerata, da Tolentino, da Camerino e Ancona