L’Anpi nazionale rende onore a Gina, prof civitanovese

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Nella storia dell’antifascismo civitanovese una pagina particolare l’ha scritta anche Gina Cingoli, che lega le sue vicende pure alle leggi razziali del Ventennio. La sua vicenda è raccontata dall’Anpi cittadina e di lei si parla anche nel libro "La guerra alla guerra. Storie di donne a Torino e in Piemonte tra il 1940 e il 1945", a cura di Anna Gasco. La sua famiglia – il padre Giuseppe – era proprietaria dell’attuale sede del Comune (Palazzo Sforza) e delle vecchie scuole di via Trieste, industriale che aveva impiantato a Civitanova uno dei primi pastifici. Gina, professoressa, si sposò nel 1937 nella Sinagoga di Torino con Aldo Portaleone, di religione ebraica e di origine anconetana. Nel 1938 Mussolini emanò le leggi razziali e a Gina Cingoli fu vietato insegnare. A Torino svolse una forte attività antifascista. Di lei parla con dovizia di particolari l’Anpi nazionale, citata nell’elenco dei partigiani perseguitati a causa delle leggi razziali. Anche il marito viene perseguitato per motivi razziali e quando scoppia la seconda guerra mondiale, insieme a tre figli piccoli, vengono sfollati in Val di Susa. Sono lunghissimi mesi di clandestinità, con l’incubo dei rastrellamenti. Poi, con la Liberazione, la professoressa civitanovese può tornare al suo lavoro. Insegnerà sino al 1975, anno in cui andrà in pensione e fino all’ultimo dei suoi giorni ha testimoniato i valori dell’antifascismo. È morta a Torino nel 1989. L’Anpi di Civitanova la ricorda nel suo archivio "perché – scrivono dall’associazione partigiani – non è solo un ricordare, ma uno sforzo per tenere aperti i canali di comunicazione fra passato e presente che non è solo finalizzata ai pur importanti ricordi della storia cittadina legati all’antifascismo, alla Resistenza e alla Liberazione".