L’apiterapia supporto alla medicina tradizionale

"Di fronte ai cambiamenti climatici l’unica strada da seguire è quella degli aiuti per diminuire i disagi"

Migration

"Dal 2019 in poi la produzione di miele è stata molto limitata, tra le gelate primaverili e la siccità d’estate. Sono stati anni particolarmente negativi, tanto che la Regione ha destinato fondi agli apicoltori per nutrire le api. Questa primavera sembrava che la situazione fosse migliore, con una discreta fioritura, ma poi purtroppo la siccità ha seccato i fiori. Rispetto al 2021 assistiamo quindi ad un lieve miglioramento, però siamo lontani dalla normali produzioni delle nostre zone". Sono le parole del presidente del consorzio apistico di Macerata, Alvaro Caramanti; conta circa 760 soci (la maggior parte in possesso di partita iva), da un minimo di 2 famiglie di api a 4mila. Con una trentina di professionisti che vivono proprio di questo. "Con il perdurare della siccità, di fronte ai cambiamenti climatici – spiega il presidente -, l’unica strada possibile sarebbe quella degli aiuti per limitare i disagi alle api e agli apicoltori. Ora puntiamo a interventi sui nutrimenti. Si sta muovendo qualcosa anche a livello europeo con l’introduzione dell’apicoltura nella Pac, anche perché le api sono fondamentali per l’ecosistema". Caramanti, produttore a Pievebovigliana (Valfornace), guarda al futuro e ad un settore innovativo: l’apiterapia, ovvero il trattamento terapeutico con i prodotti delle api (una terapia ad integrazione della medicina tradizionale). "Abbiamo anche nostri soci che iniziano a formarsi su questo – afferma -, me compreso. Qualcuno ha già fatto i corsi ed è abilitato all’esercizio. Si tratta ad esempio di cura per i dolori reumatici con il veleno delle api, per una sorta di infiltrazioni. E i fondi del Pnrr rappresentano un’occasione".

Lucia Gentili