"Lavoro calato del 50% con la crisi dopo la guerra. È peggio del terremoto"

La storica pescheria e la cartoleria-edicola abbasseranno le saracinesche a fine anno. Il commercio dentro le mura perde altri pezzi

"Lavoro calato del 50% con la crisi dopo la guerra. È peggio del terremoto"

"Lavoro calato del 50% con la crisi dopo la guerra. È peggio del terremoto"

"Capita che passino anche intere mezzore senza che entri nessuno in negozio. Alla fine dell’anno chiudo i battenti, non ha senso andare avanti così". C’è tanta amarezza nelle parole di Giada Mariani, edicola e cartoleria di via Garibaldi, che si trova qualche vetrina più in là della storica pescheria, un’altra attività che chiuderà alla fine dell’anno. Il centro storico perde altri pezzi importanti: negli ultimi tempi hanno chiuso, uno dietro l’altro, tanti negozi in questa parte della città. Basta ricordare Calzedonia, la gioielleria 18 Karati e il bar la Tazza d’Oro, tutti e tre in via Lauri, per non parlare della pizzeria Stella nella piazzetta della chiesa di San Giorgio. Poco più, in corso Matteotti, accanto al Bazar 48, negozio di giocattoli di una volta che resiste da oltre un secolo, avevano chiuso a malincuore il negozio d’abbigliamento per bambini "Fantasia", portato avanti con amore per 25 anni da Gilberto Polacchi e la moglie Frine Raimondi. Tornando in via Garibaldi, il titolare ha messo in vendita lo storico bar Ezio: non ne vale più la pena, spiega.

L’edicola di Mariani aveva resistito a tutto: il terremoto, i piccoli furti, la pandemia, i periodi più difficili in cui la gente aveva paura di uscire, le spese alle stelle. Ma non alla grave crisi economica che il conflitto russo-ucraino ha portato con sé: aumenti su tutti i fronti, ma anche la volontà – e la necessità – dei clienti di risparmiare, di stare attenti alle piccole cose. "La vera crisi, dal mio punto di vista di negoziante, è iniziata con lo scoppio della guerra della Russia e in particolare si è fatta sentire da noi a partire dal gennaio di quest’anno – racconta Mariani –, io una cosa simile non l’ho mai vista, la situazione non è mai stata così drammatica, nemmeno nel periodo del terremoto. Basta guardarsi intorno, il mercoledì che è giorno di mercato o il sabato pomeriggio, chiunque può rendersene conto: non c’è più gente, dal periodo post Covid in particolare". L’edicola di Giada, punto di riferimento per tanti in questa parte del centro storico, è aperta da nove anni: "Nell’arco di questo periodo ci sono state delle difficoltà, certo, ma mai così grandi da impedirmi di andare avanti con l’attività. Da quando è scoppiata la guerra invece è tutto diverso: il lavoro quest’anno è calato il 50, anche 60 per cento".

Mariani ci ha provato tanto, ci ha pensato moltissimo prima di chiudere: "Sicuramente non è una decisione che ho preso a cuor leggero, anzi, questa è la mia attività, il dispiacere è immenso – spiega –, però qual è il senso di continuare se viene a mancare il guadagno? Mi sono detta di tenere duro, di andare avanti mese per mese, sperando che un giorno la situazione potesse migliorare, sperando che la guerra finisse. Non solo invece il conflitto, con tutte le gravi conseguenze che si porta dietro, non si è concluso, ma ora sta pure scoppiando un’altra guerra. E allora basta, lasciamo perdere, lo scenario economico non può che peggiorare. E poi non è solo per una questione economica, devo dire che avendo tantissimi tempi morti in negozio è veramente dura, è deprimente". Giada chiuderà l’attività a dicembre, dopo aver denunciato più e più volte i problemi del centro storico. "Andrò a lavorare da dipendente, part-time, alla tabaccheria-edicola di Francesco Lattanzi (in via Gramsci), sono contenta di avere questa possibilità".

Chiara Gabrielli