Le case di 15mila maceratesi in zone a rischio "Ambiente fragile, bisogna alzare la guardia"

Il rapporto del Sole 24 Ore: pericolo frana in un quinto del territorio provinciale. Sos alluvioni in un’area di 78 chilometri quadrati

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di Franco Veroli

In provincia di Macerata circa il 2,5% della popolazione vive in aree a rischio idraulico (alluvioni) e il 2,1% in aree a pericolosità di frana. Percentuali limitate ma che, tradotte in numeri assoluti, danno una percezione ben diversa del rischio idrogeologico, visto che parliamo – rispettivamente – di ottomila e settemila persone. Numeri ripresi di recente da Infodata Il Sole 24 Ore che ha fatto un quadro del dissesto attraverso dati Istat, Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e "Osservatorio nazionale città clima" di Legambiente. Se si va a scavare in profondità, in particolare attingendo ai dati Ispra (specie quelli della terza edizione del rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia), ci si accorge che il quadro generale è tutt’altro che rassicurante.

In provincia le aree a pericolosità di frana coprono una superficie di 538,3 chilometri quadrati, vale a dire il 19,3% del totale (202,7 chilometri sono a rischio elevato o molto elevato); quelle a rischio idraulico, invece, riguardano un’area complessiva di 78,7 chilometri quadrati, 37,6 dei quali di pericolosità media. Gli edifici costruiti su aree a rischio frana sono 8.990 su un totale di 86.544, 3.048 dei quali si trovano in aree a rischio molto elevato. E c’è anche il fronte della costa. Tra il 2007 e il 2019 dei circa 22 chilometri di litorale quasi 14 sono stati modificati: o dall’erosione (poco meno di due chilometri) o dall’avanzamento (12 chilometri). L’Osservatorio nazionale città clima di Legambiente, che monitora i fenomeni più rilevanti legati ai cambiamenti climatici in corso, solo con riferimento agli ultimi anni (esclusi gli eventi del 15 dicembre nelle Marche, ma anche della scorsa settimana a Matelica), segnala diversi allagamenti da piogge intense (a Camerino il 20 maggio 2020, a Caldarola il 23 maggio 2018); esondazioni fluviali (a Sefro il 3 dicembre del 2021); mareggiate (a Porto Recanati il 16 giugno 2016 e l’11 giugno di quest’anno), danni da siccità prolungata (a Civitanova il 24 giugno di quest’anno). E, infatti, se si guarda appena indietro al 2021, si rileva come in provincia di Macerata siano stati registrati 26 giorni consecutivi senza pioggia, soglia che è già stata superata quest’anno, a sottolineare un inverno di scarse precipitazioni e di un’estate particolarmente calda, con conseguente rischio siccità. Un settembre particolarmente – e drammaticamente – piovoso ha solo in misura ridotta contribuito a rialzare le falde acquifere: la severità degli eventi ha più che altro prodotto danni. Legambiente ha rilevato come da gennaio a settembre 2022 l’Italia sia stata già colpita, senza considerare l’autunno, da 62 alluvioni (inclusi allagamenti da piogge intense) contro le 88 dell’intero 2021. Dal 2010 a settembre 2022, nella Penisola ci sono state 510 alluvioni (e allagamenti da piogge intense), di cui – se ci spostiamo nel Centro Italia – 57 nel Lazio, 36 in Toscana, 26 nelle Marche e 6 in Umbria.

"Il territorio della nostra regione è fragile. Date le sue caratteristiche, il rischio idrogeologico si presenta inevitabilmente molto elevato. E lo è ancor più in relazione agli effetti del cambiamento climatico", sottolinea Marco Ciarulli, presidente di Legambiente Marche. "Abbiamo già evidenziato – prosegue – come l’alluvione che ha colpito le Marche rappresenti l’ennesimo campanello d’allarme che il Pianeta ci sta inviando. Con la crisi climatica non si scherza. E non basta la prevenzione, pure importante. Il numero dei fenomeni estremi è destinato ad aumentare, per questo bisogna cercare di attrezzarsi per mitigarne gli effetti e non farci cogliere impreparati".