"Le pratiche di finanziamento non passavano dai ‘sindaci’"

Piero Valentini, ex presidente del collegio sindacale di Banca Marche dal 2003 al 2012, è stato sentito ieri in tribunale nel processo sul crac della banca. Il controllo dei dati contabili, ha dichiarato il testimone, era affidato alla società di revisione, da cui il collegio sindacale riceveva informative e aggiornamenti. Le pratiche di finanziamento non erano oggetto di istruttoria da parte del collegio sindacale, come il funzionamento dei servizi impegnati nella concessione del credito o nella valutazione del rischio del credito. Gli avvocati Paola Formica e Corrado Canafoglia, parti civili per l’associazione Adusbef e per oltre tremila azionisti, hanno chiesto dei controlli sulle pratiche di Casale, Ciccolella, Lanari e Mazzaro Canio, oltre che sul prospetto informativo dell’aumento di capitale del 2012. Secondo Valentini, il collegio non era tenuto a formulare considerazioni sul rating dei 20 maggiori creditori della banca. Su domande dell’avvocato Paola Formica, si è parlato del finanziamento all’immobiliarista Casale, per acquistare le quote della società che deteneva un resort ad Alghero, da parte della Mg di Civitanova. L’avvocato Formica ha anche chiesto chiarimenti su un verbale del cda del novembre 2012, nel quale il presidente Ambrosini riferiva che il finanziamento a Casale fosse legato a un interesse sul porto di Civitanova, ma il testimone ha detto di non esserne informato. Alla fine, su domanda di Canafoglia è emerso che la causa avviata da Banca Marche spa su iniziativa della Fondazione Carima nei confronti degli amministratori e dei sindaci è oggi in capo a Intesa SanPaolo, che potrebbe chiuderla con una transazione. Gli avvocati Formica e Canafoglia hanno fatto presente che Intesa SanPaolo non è stata ammessa come responsabile civile nel processo in corso. Azionisti e obbligazionisti sono oggi esclusi da ogni forma di ulteriore ristoro, che invece Intesa Sanpaolo potrà percepire senza alcun obbligo di metterla a loro disposizione.